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"La mia vita nel gulag"

testimonianza di una Pussy Rioter

Nadia Tolokonnikova, imprigionata in una colonia penale per aver eseguito una "preghiera punk" contro lo strapotere di Putin in una chiesa, ha dichiarato ai media di trovarsi in una versione moderna del gulag staliniano. 
"Lavoriamo dalle sette e mezza del mattino a mezzanotte e mezza. Non abbiamo più di quattro ore per dormire. Ci danno un giorno libero ogni sei settimane. Ufficialmente siamo noi donne a presentare lettere nelle quali chiediamo di poter fare gli straordinari e di lavorare anche di domenica. Ma in realtà riceviamo l'ordine di scriverle. Al termine della giornata di lavoro le mani sono piene di piaghe e buchi fatti dagli aghi; il tavolo è coperto di sangue, ma tu continui a cucire". 

Le detenute vengono lasciate per ore al freddo, con un bagno ogni cinque di loro. Una donna ha dovuto subire l'amputazione di un piede e di tutte le dita delle mani perché si era assiderata nella camerata priva di riscaldamento. Si viene sottomesse a punizioni corporali per la minima mancanza. 

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