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Le Pussy Riot rischiano la vita

appello dell'eurodeputato Werner Schulz

Il settimanale americano Newsweek rende noto che le tre cantanti russe condannate a due anni di lavori forzati per una preghiera punk anti Putin rischiano di essere inviate in una colonia penale lontana dalla capitale. Secondo l'avvocato delle musiciste, Violeta Volkova, in queste prigioni isolate può accadere di tutto, "dallo stupro all'omicidio", e i secondini avrebbero minacciato le sue assistite dicendo loro che "la colonia penale verrà preparata a ricevere le sue clienti". Il primo ottobre c'è l'udienza di appello, ma secondo la rivista è difficile che vincano. 

Volkova ha chiesto che Nadezhda Tolokonnikova, Yekaterina Samutsevitch e Maria Alyokhina possano rimanere in carcere a Mosca. 


Nel frattempo il mondo si mobilita. Yoko Ono ha insignito le tre ragazze del Premio Yoko Ono e John Lennon per la Pace 2012


Noi pubblichiamo l'appello dell'eurodeputato verde tedesco Werner Schulz per l'assegnazione al trio russo del Premio Sacharov di quest'anno.  


Proposta di assegnazione del Premio Sacharov 2012 alle Pussy Riot
di Werner Schulz



Mediante una performance coraggiosa, spettacolare e creativa nella Cattedrale di Cristo il Salvatore a Mosca il 21 febbraio 2012, le tre artiste del gruppo sono riuscite a dar voce alle critiche represse al potere autocratico che domina la Russia e alle compenetrazioni tra il sistema politico e la Chiesa ortodossa russa, in un contesto dove ciò avrebbe potuto avere un impatto. 


Gli atti di protesta e l’arresto di queste tre giovani, insieme con le condizioni della loro detenzione – con gli estremi della tortura – e alla sentenza con cui sono state condannate a due anni di lavori forzati, hanno fatto molto di più per portare all’attenzione del mondo la restrizione dei diritti civili perpetrata senza scrupoli e l’assenza dello Stato di diritto in Russia dell’assassinio dei giornalisti che avevamo visto in precedenza o dell’abbondanza di nuove leggi repressive. Il gruppo ha provocato il sistema di “democrazia gestita dall’alto” fino al punto che questa si è smascherata: le dichiarazioni del Presidente Putin, che suggeriscono che le donne abbiano avuto la loro lezione e che egli si aspetta una sentenza lieve, sono la prova di un’amministrazione arbitraria della giustizia e fanno capire chiaramente chi è realmente il giudice supremo in Russia.

Le donne sono accusate di “atti vandalici motivati da odio religioso”, anche se non c’è alcun indizio di ciò nel video della loro Preghiera Punk o nei sottotitoli che descrivono le motivazioni politiche della performance. La loro implorazione sacra punk: “Madre di Dio, o Vergine, manda via Putin!” va di pari passo con lo slogan “Russia senza Putin” scandito da migliaia di persone nelle grandi manifestazioni precedenti le elezioni presidenziali. La loro performance non era diretta contro la religione: al contrario, si rifaceva a una tradizione della Chiesa ortodossa russa di pronunciare una breve preghiera a Maria nella speranza che ci preservi dal male. L’obiettivo della protesta del gruppo era il Presidente Putin, venerato dal clero ortodosso come un santo inviato dal cielo, e al patriarca della Chiesa ortodossa russa, che ha chiamato i credenti a votare per questo presidente e stare alla larga dalle proteste. 


Le tre donne sono l’oggetto di una campagna di diffamazione senza precedenti nei media asserviti allo Stato russo, quasi una moderna caccia alle streghe. Il procuratore ha dichiarato che sarebbero possedute dal diavolo e si sarebbero esibite in una danza demoniaca nella Chiesa! Ciò significa ignorare sia l’aspetto artistico della performance politica, sia il fatto che le forme di protesta radicali si rendono necessarie in un momento in cui lo Stato russo sta tornando sensibilmente indietro verso il suo passato totalitario ed è difficile farsi sentire per coloro che intendono resistere. Mentre molti sono delusi e hanno scelto l’esilio interno, le Pussy Riot hanno protestato pubblicamente ed efficacemente contro il paternalismo, il controllo perpetuo sulle vite delle persone, l’ipocrisia e la ristrettezza della mentalità. La loro preghiera stridula riflette il desiderio segreto di molti che la Russia si debba liberare infine dal regime di Putin e dalla sua casta formata da membri dei servizi segreti. 


L’Unione Europea opera per trovare un insieme di valori comuni con la Russia da diversi anni, e la Russia ha assunto impegni internazionali secondo queste linee guida, ma questo caso porta alla luce le palesi discrepanze tra finzione e realtà. Nella sentenza della corte russa troviamo l’insostenibile asserzione secondo cui il femminismo contribuirebbe all’odio religioso. In cose come queste avvertiamo l’inquietante consonanza tra il Cremlino e il Clero, nell’intento di denigrare i successi dell’emancipazione occidentale e ostacolarne l’ulteriore penetrazione nella società russa. 


Questo caso offre un esempio eloquente di come la Russia stia regredendo alle sue epoche arcaiche: le critiche giustificate ai leader della Chiesa, agli scribi e ai farisei viene rifiutata come blasfema e coloro che le profferiscono sono perseguitati in maniera analoga a quanto accadde a Gesù di Nazareth molto tempo fa. Le Pussy Riot si sono fatte, senza paura e creativamente, portabandiera dei valori incarnati da Andrei Sacharov: la libertà di pensiero e l’indipendenza delle arti e delle scienze.

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