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Antisemitismo e odio online. Il complottismo al tempo di internet

un webinar per parlare dell’antisemitismo online e delle sue peculiarità

L’Unar, con il suo direttore Triantafillos Loukarelis, la Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Milena Santerini, e delegati IHRA per l’Italia, hanno organizzato il webinar “Antisemitismo e odio online. Il complottismo al tempo di Internet”, tenutosi ieri, mercoledì 18 novembre 2020. L’incontro ha descritto da autorevoli punti di vista vecchi e nuovi linguaggi dell’antisemitismo e come si manifestano in rete: un antisemitismo 2.0 legato spesso ad antiche immagini e pregiudizi antiebraici e a teorie del complotto che nascono o riemergono trovando nell’ebreo il proprio colpevole.

Le caratteristiche della rete - velocità del messaggio, diffusione potenzialmente infinita - fanno quindi da trampolino di lancio per sentimenti antisemiti, connessi soprattutto allo stereotipo dell’ebreo cosmopolita che tiene tra le mani le sorti del mondo e ne trae profitto, che non sono mai svaniti, e che trovano nel contesto online un amplificatore per convincere nuovi “adepti” e diffondere sempre più sofisticati messaggi di odio. Tutto ciò, in un contesto come quello della pandemia di Covid-19 che ha aumentato esponenzialmente il sentimento d’impotenza delle persone e donato terreno fertile alla ricerca di un grande nemico responsabile del male: una spiegazione semplice, per quanto assurda, che riempie i vuoti lasciati dalla paura. Quelli colmati, per esempio, come ha raccontato il giornalista di Vice Italia, Leonardo Bianchi, dalla “quasi religione” Qanon, che “unisce l’idea di una setta di pedofili satanisti che governano il mondo a quella di un possibile futuro migliore dato dall’alto, da Dio o da Trump, spesso considerati la stessa entità. Il grande risveglio sarà un colpo di Stato più o meno militare in cui politici e oppositori saranno internati in campi di concentramento. Un abbraccio letale tra politica e teorie del complotto violente”.

In Italia, sostiene Loukarelis, anche esponenti autorevoli del mondo politico italiano usano per parlare dell’attualità un linguaggio (come quello della “sostituzione etnica” riguardo al tema delle migrazioni) che lascia spazio a narrazioni utilizzate in passato per colpire proprio le comunità ebraiche (ad esempio quella del complotto pluto-giudaico-massonico). Essi, ha dichiarato il direttore Unar, se inconsapevoli, “dovrebbero rendersi conto che quel linguaggio potrebbe scivolare nel discorso antisemita, anche in ragione dell’influenza che, dati i loto incarichi istituzionali, hanno nei confronti di chi in rete porterà avanti un proselitismo di natura ben più estremista rispetto al loro."

È fondamentale quindi soffermarsi sull’analisi di una mentalità cospiratoria estremamente pericolosa che ha un forte legame con l’antisemitismo e che, come detto da Milena Santerini, “è parte integrante dei sistemi antidemocratici”, che usano queste semplificazioni per raccogliere consensi. “ll potere delle immagini - l’happy merchant con alle spalle il muro tra gli Stati Uniti e il Messico, puntualizza Santerini, è molto forte e lo è soprattutto quello della ripetizione delle stesse: in tempi di menzogne e di fake news, la sfida si gioca non solo sul piano razionale ma su quello emotivo e il messaggio distorto, se ripetuto, crea un senso di evidenza, di verità."

“Antisemitismo non è una qualsiasi discriminazione, ha le sue specificità, che si riadattano. Questo non significa che sia un problema più grave degli altri, ma sicuramente che va analizzato a fondo.”, ha dichiarato Noemi Di Segni. La presidente UCEI ha poi sottolineato un aspetto fondamentale della lotta all’antisemitismo online e non: “Bisogna non solo combattere il male, ma anche creare del bene, favorire conoscenza e presenza in rete di tanti contenuti postitivi, far conoscere il bello dell’ebraismo, della religione ebraica.” Il potere quindi di una contro-narrazione positiva - quella che accoglie anche la pagina Fb di MediaVox, l’Osservatorio sull’odio online dell’Università Cattolica del Sacro Cuore - che “riempia le piazze virtuali di chi crea cultura e convivenza.”

L’urgenza di una presa di coscienza sulla portata del complottismo online, e nello specifico dell’antisemitismo, diventa ancora più evidente se si pensa che, come detto dal CEO di Online Hate Prevention Institute, Andre Oboler, “nel 2021 l’antisemitismo 2.0 sarà in grande aumento”, a seguito dello sconvolgimento creato dal Covid-19 e dall’aumento esponenziale del tempo passato online quest’anno e, quindi, della possibilità di essere attratti da video e contenuti complottisti sui social media, che non sempre vengono intercettati in tempo. “Cospirativismo non è sinonimo di antisemitismo, evidenzia Stefano Gatti, Ricercatore e redattore del portale Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, ma spesso i personaggi protagonisti di queste “leggende” sono ebrei, come i banchieri Rothschilde e George Soros. “Nell’ultimo decennio il corporativismo è uscito dalle nicchie e si è insinuato anche in ambiti non politicizzati”, continua Gatti. Ne è un esempio il successo di programmi tv come Mistero, o, nell’editoria, di libri come quelli di Maurizio Blondet, Marco Pizzuti, Diego Fusaro. “La democrazia risulta come una sorta di inganno, una maschera dietro la quale un’oligarchia occulta governa il mondo.”

Alla domanda allora come fare a interrompere questo circolo dell’odio e della menzogna ha fornito una lucida osservazione Valentina Pisanty, Semiologa dell’Università di Bergamo, che ha evidenziato inoltre come lo stesso sia alimentato anche da personaggi politici tra i quali Benjamin Netanyahu, che ha promosso la stigmatizzazione della figura di George Soros. La logica del complotto, antiebraico e non, si fa forte del fatto che oggi “non sia del tutto malsano pensare che un gruppo di persone abbia in mano le sorti del mondo, che ci sia un’oligarchia economica che incide su un’utenza globale largamente spoliticizzata”, ha spiegato la Pisanty. “È fondamentale intervenire sul senso critico investendo nell’educazione, ma non basta smontare la logica, è necessario formulare e diffondere descrizioni realistiche e sostitutive, per spiegare come mai ci sentiamo e siamo impotenti. Chi sono questi pochi? Cosa non funziona in questo sistema globale?”.

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