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Riflessioni sulla Shoah e i genocidi

di Sidoli, Bauer e Goldhagen

La docente Rita Sidoli propone alcuni strumenti per la didattica della Shoah. "Interrogarsi sulla formazione di una personalità “giusta” - scrive la studiosa - è compito educativo, quindi compito delle agenzie educative, fra le quali la scuola. Rileggendo storie di Giusti sembrano esserci segnali ricorrenti: una personalità individuale caratterizzata da autostima, fiducia nelle proprie capacità di azione, un clima famigliare caldo e propositivo, buone relazioni con l’ambiente, autonomia di pensiero, una scuola capace di sollecitare il pensiero critico, esperienze precoci di impegno sociale, temperamento positivo". 

Gli storici Yehuda Bauer e Daniel Goldhagen hanno dedicato la vita ad analizzare i genocidi affinché non si ripetano mai più. 
Goldhagen, autore del celebre I volenterosi Carnefici di Hitler e del nuovo saggio Peggio della guerra scrive su The New Republic


"Proprio come bastano solo uno o pochi leader politici a decidere di sterminare o espellere milioni di persone, così pochi leader politici, pochi uomini e donne di provata moralità possono fare enormi passi avanti per porre termine a tali pratiche (queste misure preventive a relativamente basso costo – paragonate con le invasioni dopo i fatti - hanno anche la virtù di portarli ad agire). Non accontentiamoci di esprimere parole pietistiche. Non aspettiamo le ere glaciali entro cui si muove la comunità internazionale, che ruota intorno alle Nazioni Unite. La materia è urgente. Decine di migliaia di persone possono morire ed essere brutalizzate ogni giorno. I leader di poche democrazie, o perfino soltanto il presidente degli Stati Uniti, potrebbero fissare taglie e garantire l’uso della forza. Questo inaugurerebbe una nuova era anti-eliminazionista". 

Bauer, Consigliere accademico di Yad Vashem, nel corso di una conferenza tenutasi a Gerusalemme, riflette su “Testo e contesto nell’insegnamento della Shoah”. 

“C’è un certo numero di libri – dice lo studioso - che parla di Danzica e del Corridoio, dell’attacco alla Polonia, degli aspetti diplomatici, dei preparativi militari e della situazione economica. Tutto questo lo conosciamo, ma non spiega le ragioni dello scoppio della guerra. Qualcuno voleva che scoppiasse e quel qualcuno ovviamente era la Germania nazista. Nessun altro voleva una guerra. Perché i nazisti la volevano?”. 

Bauer, documenti alla mano, risponde: "Perché pensavano di dover sconfiggere il bolscevismo, perché secondo loro il bolscevismo era ebraico e voleva sostituire tutte le classi dirigenti dell’umanità con ebrei. Questa è la motivazione della guerra”.

Per studiare la Shoah, sostiene lo storico, è importante analizzare come gli ebrei reagirono al tentativo di annientarli. Più che la Shoah in se stessa, questa la tesi esposta, "la reazione ebraica è stata [...] “unica”, perché non ci sono altri esempi nella storia di una reazione disarmata che ha coinvolto tutti i livelli della civiltà, dell’istruzione e della cultura, a una situazione di genocidio da parte dei civili colpiti. Ciò accadde a Varsavia, a Lodz, a Vilnius e in molti altri luoghi non solo in Polonia, ma anche altrove. Accadde a Terezin, oggi in Repubblica Ceca. Si verificò anche in altri posti dove se ne presentò la più piccola opportunità".

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