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Fare i conti con il passato in Serbia

Nuovi processi per Srebrenica

Al via lunedì il processo contro otto uomini accusati di aver ordinato o preso parte al massacro di Srebrenica nel 1995. Una prima assoluta: non era mai accaduto infatti che un tribunale serbo sottoponesse a giudizio dei suoi cittadini per crimini avvenuti durante la guerra Jugoslava. Gli otto imputati, nati in Bosnia ma muniti di passaporto serbo ottenuto dopo la guerra, erano membri dell’unità speciale della polizia “Jahorina”. Nello specifico sono responsabili dello sterminio di 1300 civili presenti nel magazzino di un azienda agricola di Kravica, ammassati dalle forze serbo-bosniache, sotto il sole di luglio, prima di essere spazzati via sotto un diluvio di piombo e granate. “Nessuno deve uscirne vivo”, questa sarebbe stata la frase pronunciata da Nedeljko Milidragovic, noto anche come “Nedjo il macellaio” - colui che ha ordinato questo massacro, nonché uno degli imputati.


Kravica si trova nelle vicinanze della tristemente nota città di Srebrenica. Questo massacro fa parte integrante del genocidio di Srebrenica, dove morirono 8372 uomini e ragazzi bosniaci musulmani compresi tra i 16 e i 60 anni. Gli uomini vennero metodicamente separati dalle donne, raggruppati, uccisi e gettati nelle fosse comuni. Le vittime della strage erano fuggite dall’esercito serbo, ma vennero “accolti” in Bosnia dalle truppe della Republika Srpska di Radovan Karadzic e Ratko Mladic.

Il processo che si apre è quindi di grande importanza, perché è il primo nel suo genere, e inoltre permette alla “Serbia di fare i conti con il suo passato”, come afferma Vladimir Vukcevic, l’ex procuratore serbo per i crimini di guerra. Le famiglie delle vittime e i sopravvissuti si aspettano molto da questo processo, ma lamentano vari malfunzionamenti all’interno del sistema giuridico serbo. Munira Subasic, presidente dell’associazione delle vittime le “Madri di Srebrenica”, denuncia il fatto che i “criminali di guerra sono venuti a questo processo come se fossero dei testimoni. Sono liberi e vivono in Serbia”. L’udienza è già stata rimandata più volte per varie cause, l’ultima di queste perché l’accusa aveva richiesto che i giudici fossero rimossi dal caso per violazioni al diritto di equo processo degli imputati. Munira Subasic ha avvertito che se il procedimento venisse ancora rimandato saranno in centinaia a protestare.

Tuttavia negli ultimi dieci anni la Serbia ha fatto importanti progressi arrestando e consegnando alla giustizia Karadzic e Mladic. Il primo è già stato processato e ritenuto colpevole di crimini contro l’umanità, omicidio, persecuzione, per il genocidio di Srebrenica e i reati contestati in relazione all’assedio di Sarajevo. Nonostante la richiesta dell’ergastolo da parte del Procuratore, il Tribunale ha condannato Karadzic a 40 anni di carcere. Mentre è il corso l’appello del processo contro Karadizc, la mancata condanna all’ergastolo - malgrado la gravità delle accuse - dell’ex presidente della Pepublika Srpska ha fatto infuriare i superstiti bosniaci.

Per l’ex generale serbo-bosnico Ratko Mladic, invece, il Procuratore del Tribunale dell’Aia, Alan Tieger, ha richiesto l’ergastolo per genocidio e crimini contro l’umanità. L’ormai settantaquattrenne Mladic ha ascoltato impassibilmente le accuse e ha guardato i filmati che lo ritraevano duranti gli anni della guerra. Tieger ha concluso dichiarando che sarebbe “ un insulto alle vittime, quelle viventi e quelle morte, ed un affronto alla giustizia qualsiasi sentenza diversa dalla più severa prevista dalla legge: una condanna a vita”. Uno dei capi di accusa rivolti a Mladic riguarda l’assedio di Sarajevo durato ben 46 mesi, il più lungo della storia moderna, che ha sottoposto la città a continui bombardamenti ed al fuoco dei cecchini. Durante il processo si sono sentite delle registrazioni nelle quali si poteva udire Mladic ordinare dei bombardamenti su dei quartieri di Sarajevo “perché non molti serbi abitano lì”. E va avanti, “facciamoli andare fuori di testa così che non possano dormire”. La difesa invece continua a sostenere che lui sia “un uomo innocente” e che ha difeso le popolazioni “nel rispetto della legge” contro “il fanatismo islamico”. Gli avvocati di Mladic sostengono la tesi che questi processi servono a far passare l’idea che “chiunque sia serbo” sia colpevole.

Ratko Mladic si è dichiarato innocente ed un giudizio è atteso per l’anno prossimo. Questo sarà uno degli ultimi processi che si svolgeranno presso il Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia istituito nel 1993. A più di vent’anni dalla fine della guerra, il Paese è ancora diviso, e questi casi rischiano di esacerbare ulteriormente le tensioni.

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