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Bosnia, anche Gariwo tra i veterani... della pace

non violenza e coraggio civile per i giovani

Osservatorio Balcani e Caucaso segnala due importanti realtà dedicate al tema della riconciliazione in Bosnia-Herzegovina: oltre al Centro per l'Azione Non Violenta (CNA), anche Gariwo Sarajevo diretta da Svetlana Broz, nipote di Tito e autrice del libro I Giusti nel tempo del male sui salvataggi inter-etnici nella ex Jugoslavia. 

Il CNA di Sarajevo ha l'obiettivo di "costruire una pace sostenibile in ex Jugoslavia attraverso la promozione della non-violenza, del dialogo e di un approccio costruttivo nei confronti del passato della regione". Uno dei suoi aspetti più originali di questa realtà diretta da Adnan Hasanbegović è che promuove incontri tra veterani della guerra degli anni Novanta e giovani. 

I veterani del conflitto hanno una visione particolare della guerra, perché il loro interesse per l'azione diretta alla riconciliazione nasce dal fatto di non voler essere considerati degli assassini e non dall'adesione astratta al pacifismo. Le loro voci, a differenza dei civili impegnati per la pace, hanno però molto risalto nei media, in quanto considerate voci di "costruttori della nazione", e così il CNA riesce a produrre un cambiamento sociale in Bosnia. Viene così contrastata l'immagine stereotipata del nemico, creando una sorta di "processo di umanizzazione". 

L'articolo dà poi risalto a Svetlana Broz e a Gariwo Sarajevo, spiegando che "la strada per la pace", secondo questa organizzazione, "passa per il coraggio civile, definito come 'la volontà e le tecniche per disobbedire, resistere, opporsi in maniera non-violenta agli abusi di potere'". 

"All'inizio degli anni '90 - viene detto nel pezzo - l'opposizione alla guerra, espressa da migliaia di persone nel corso di cortei e manifestazioni, non riuscì a evitare la logica degli schieramenti e l'inizio del conflitto. Una nuova generazione di cittadini, formata nelle centinaia di corsi e incontri che Gariwo tiene anche nelle scuole, potrebbe fare la differenza. Il coraggio però, non serve solo in tempo di guerra, ma anche in tempo di pace. Uno dei premi assegnati ogni anno da Gariwo è dedicato a Duško Kondor, un professore e attivista per i diritti umani di Bijelina, Bosnia orientale, ucciso nel 2007 perché aveva scelto di testimoniare, lui serbo bosniaco, contro i responsabili dell'uccisione di 23 bosgnacchi avvenuta nella sua città durante la guerra". L'articolo si conclude ricordando le parole di Papa Francesco, che in visita a Sarajevo ha definito la pace un "lavoro artigianale che richiede passione, tenacia ed esperienza". Molti vedranno nelle sue parole un grande passo avanti, perché negli anni Novanta si era invece temuto che i precoci riconoscimenti vaticani all'indipendenza della Slovenia e della Croazia avessero avuto ripercussioni negative proprio sulle prospettive di pace. 

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