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Addio a David Dushman

ultimo sopravvissuto tra i soldati che il 27 gennaio '45 varcarono la soglia di Auschwitz

Il 27 gennaio 1945, data della “liberazione di Auschwitz - Birkenau” commemorata ogni anno come Giorno della Memoria della Shoah, il soldato David Dushman guidò il proprio carro armato T-34 attraverso la recinzione elettrica che circondava il campo di sterminio nella Polonia occupata, aveva solo 21 anni ed era un ebreo veterano dell’Armata Rossa. Dushman, considerato l’ultimo sopravvissuto dei soldati che quel giorno videro il male indicibile di Auschwitz, è scomparso sabato scorso a Monaco, dove viveva dal ‘96, all’età di 98 anni, lo ha confermato la Comunità ebraica della città.

Quello che David Dushman - tra i pochi rimasti in vita della sua divisione che già aveva incontrato la morte nelle battaglie di Stalingrado e Kursk - si trovò davanti segnò indelebilmente la sua vita. “Non sapevamo quasi nulla di Auschwitz”, confessò al quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung nel 2015, “ovunque c'erano scheletri. Alcuni sopravvissuti si trascinavano fuori dalla baracche e si sdraiavano tra i morti. È stato orribile. Abbiamo dato loro tutto il nostro cibo in scatola e siamo andati avanti velocemente, per continuare a scovare i fascisti”.

Per anni Dushman avrebbe poi testimoniato nelle scuole ciò che vide, perché non si dimenticasse. Riporta il New York Times che lui e la sua famiglia vissero l'antisemitismo e la discriminazione sanzionatoria dello Stato contro gli ebrei in Unione Sovietica. Il suo certificato di nascita riportava che era nato a Minsk il 1 aprile 1923, ma Dushman sosteneva che il suo vero luogo di nascita fosse la città portuale di Danzica e che sua madre, Bonislava, cambiò quell’indicazione per motivi politici. Il padre, Alexander, medico dell'esercito sovietico ed eroe della Rivoluzione, fu vittima delle epurazioni staliniste, e morì in un gulag in Siberia nel 1949.

Dopo la guerra, Dushman studiò medicina a Mosca per desiderio della madre pediatra. La sua vera passione era però la scherma, alla quale si dedicò una volta conclusi gli studi. Divenne un atleta eccellente, il miglior schermidore dell'Unione Sovietica nel 1951, e allenò la squadra nazionale sovietica femminile di scherma. Come allenatore, fu anche testimone dell’attentato terrorista contro la squadra olimpica israeliana del 1972 a Monaco. Questo sport e i suoi valori lo accompagnarono fino ai suoi ultimi giorni: passati i novant’anni, prendeva la metropolitana fino a un club sportivo di Monaco tre volte a settimana per tirare di scherma. La sua esistenza, testimone del momento più buio dell’umanità, fu segnata da molte sofferenze, dopo aver perso la moglie sopravvisse anche al proprio figlio, morto di cancro ai polmoni nel 2017.

"Ogni testimone della storia che ci lascia è una perdita, ma separarsi da David Dushman è particolarmente doloroso", ha dichiarato Charlotte Knobloch, presidente della Comunità Ebraica di Monaco e dell’Alta Baviera.

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