La USC Shoah Foundation di Los Angeles apre i suoi archivi anche
all’Italia. Grazie a un accordo con l’Istituto centrale per i beni
culturali, sono ora accessibili le 52mila video testimonianze di sopravvissuti provenienti da 56 Paesi diversi. Finora era possibile ascoltare solo le interviste italiane, contenute nel progetto Ti racconto la mia storia: voci dalla Shoah. Adesso, a Palazzo Caetani di Roma, l'archivio è disponibile integralmente.
Fondata
nel 1994 da Steven Spielgerg, la Fondazione dispone di uno dei più
vasti archivi digitali del mondo, con testimonianze di sopravvissuti
ebrei, omossessuali, rom e sinti e testimoni di Geova.
L’archivio
della Fondazione è tuttavia in fase di arricchimento: grazie a una
collaborazione con il Documentation Center of Cambodia sono stati
inserite le testimonianze del genocidio cambogiano, ed è stata anche
aggiunta una sezione dedicata al genocidio del Ruanda, contenente 65
interviste a soccorritori e superstiti delle violenze del 1994.
L’idea
è quella di mostrare, specialmente alle giovani generazioni, da cosa
nasce un genocidio e quali sono le sue terribili conseguenze. “I nostri
interventi formativi - ha dichiarato Kim Simon, managing director della
Fondazione - mirano alla costruzione di un senso di responsabilità
personale, che spinge all’azione nel futuro. Va sviluppato tutto ciò che
riguarda l’aspetto esistenziale, il confronto con individui e storie,
la personalizzazione, le testimonianze, sviluppando negli studenti
l’empatia”.
Entro il 2015 inoltre, in occasione del centesimo
anniversario del genocidio armeno, l’archivio della Fondazione si
arricchirà di 400 testimonianze dei sopravvissuti al massacro compiuto
dai Giovani Turchi. Le interviste sono filmate dal regista Michael
Hagopian, il fondatore della Armenian Film Foundation della California,
autore di 70 documentari sul genocidio armeno scomparso nel 2010 all’età
di 97 anni.
Aperti gli archivi della USC Shoah Foundation
disponibili 52mila testimonianze
11 luglio 2013
Shoah
il genocidio degli ebrei
Nel quadro del secondo conflitto mondiale (1939-1945) si compie in Europa il genocidio del popolo ebraico (1941-1945). La “soluzione finale“, sei milioni di ebrei sterminati, è stata preparata da Hitler, salito al potere in Germania nel 1933. A partire dalla pubblicazione del Mein Kampf, Hitler progetta la rivoluzione nazionalsocialista sulla base di un’ideologia razzista.
Nella memoria del popolo ebraico e nella sentenza conclusiva del Tribunale Militare Internazionale, la stima dello sterminio è di 6.000.000 di persone. In realtà gli storici più accreditati, tra cui Raul Hilberg, ritengono che la cifra si aggiri intorno a 5.200.000.