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"Che cosa ne sapete voi?"

Commento sulle parole di Silvio Berlusconi

"Siamo cresciuti con la paura delle ciminiere e l’impossibilità di tenere lo sguardo su un treno merci, non riusciamo a pronunciare la parola forno nemmeno per calcolare il tempo di cottura di una torta di mele, mentre doccia ha un che di sinistro”
Federica Belli Paci, lettera al Corriere della Sera, 7 novembre 2013

“È un nostro fastidioso vezzo intervenire quando qualcuno (i figli!) parla di freddo, di fame o di fatica. Che cosa ne sapete voi? Avreste dovuto provare le nostre”
Primo Levi, I sommersi e i salvati

“Non era stupido, era semplicemente senza idee. Quella lontananza dalla realtà e quella mancanza di idee, possono essere molto più pericolose di tutti gli istinti malvagi che forse sono innati nell'uomo”
Hannah Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme

Nella lettera inviata questa mattina al Corriere della Sera, Federica Belli Paci descrive in modo molto toccante la sua condizione di figlia di una sopravvissuta alla Shoah, che ogni giorno fa i conti con “un dolore che si avvicina pudicamente” a quello della madre, Liliana Segre.

Abbiamo ritenuto che le sue parole, insieme a quelle di Primo Levi e Hannah Arendt, fossero il modo migliore per commentare la frase infelice usata da Silvio Berlusconi - “I miei figli dicono di sentirsi come dovevano sentirsi le famiglie ebree in Germania durante il regime di Hitler” -  nell’intervista rilasciata a Bruno Vespa.

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