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Come Auschwitz è stato frainteso

di Daniel Jonah Goldhagen

In occasione del Giorno della Memoria, Daniel Jonah Goldhagen analizza il ruolo dell'efficienza nazista durante l'Olocausto. Di seguito proponiamo l'articolo pubblicato sul New York Times il 24 gennaio 2015.

Auschwitz è stato liberato 70 anni fa, il 27 Gennaio 1945, e la scoperta della sua esistenza ha scioccato il mondo. Con il più importante centro di uccisione all’interno di uno dei suoi campi principali, Auschwitz-Birkenau, pienamente operativo a partire dal 1942, è Il più grande e noto centro di sterminio della Germania. Lì i tedeschi hanno massacrato circa 1.1 milioni di persone, un milione dei quali erano ebrei. Nominarlo evoca pensieri di malvagità e orrore immediati. Auschwitz era una fabbrica di morte, un ossimoro che non avrebbe avuto alcun senso prima dell’Olocausto, ma che ora è facilmente comprensibile.

Ma Auschwitz è stato anche frainteso - e quel fraintendimento distorce ciò che pensiamo dell’Olocausto, e del Nazismo stesso.

I resoconti storici e popolari dell’Olocausto tendono ad enfatizzare la sua efficienza brutale e burocratica, di cui Auschwitz rappresenta il pinnacolo tecnologico, e la cui scala industriale non è solo emblematica, ma anche necessaria, del suo successo. Per quanto esistenzialmente difficile Auschwitz sia stato ed è, e per quanto enormemente letale sarebbe potuta essere la Germania se avesse vinto la Seconda Guerra Mondiale, tale efficienza non sarebbe stata tecnicamente necessaria per commettere l’Olocausto.

Se anche i nazisti non avessero creato le installazioni a gas ad Auschwitz, Treblinka, Sobibor e altrove, avrebbero comunque ucciso un numero simile di ebrei e non ebrei. Quasi la metà dei circa sei milioni di ebrei uccisi dai nazisti e dai loro collaboratori europei, e teoricamente tutti i milioni di non ebrei uccisi dai tedeschi, sono stati uccisi con mezzi non industriali, soprattutto sparando loro o facendoli morire di fame.

Il cliché del “mettersi in linea per le uccisioni” contraddice il fatto che radunare e trasportare gli ebrei, a volte per centinaia di miglia, fino alle fabbriche di morte, era meno efficiente del semplicemente ucciderli dove li trovavano. I dirigenti nazisti crearono le fabbriche della morte non per ragioni di rapidità, ma per porre una distanza tra gli assassini e le loro vittime.

I genocidi precedenti e seguenti contraddicono anche la concezione riflessiva che sia stata la tecnologia moderna a rendere possibile l’Olocausto. I regimi e i loro esecutori in tutto il mondo hanno condotto ampi attacchi di eliminazione contro persone-bersaglio, in cui i perpetratori hanno utilizzato una varietà di mezzi, tra cui uccisioni di massa, espulsioni, conversioni forzate e prevenzione della riproduzione, di modo da liberarsi da gruppi odiati o non desiderati. In Rwanda nel 1994, i perpetratori Hutu uccisero 800.000 Tutsi ad un ritmo giornaliero più alto di quanto fecero i tedeschi con gli ebrei, ed utilizzando solo strumenti tecnologicamente primitivi, tra cui soprattutto macete, coltelli e bastoni.

Concentrarsi sulle caratteristiche meccaniche di Auschwitz, viste come precondizione della vasta distruttività dell’Olocausto, permette alle persone di vedere l’eliminazionsimo nazista come qualcosa di unicamente moderno - permette di far credere che si necessita di una condizione così burocraticamente e tecnicamente esperta per poter portare avanti una tale violenza. E anche se tutti riconosciamo che i genocidi possono essere scatenati senza sistemi così avanzati, le persone danno ancora per scontato che il vero eliminazionismo, con l’intenzione di distruggere completamente un altro gruppo, richieda una compresenza relativamente rara di apparati di stato e mezzi tecnologici.

Ma ciò non è vero. Per capire la politica dell’omicidio di massa e dell’eliminazionismo, lo strumento tecnico per portare avanti l’azione non è quasi mai il punto fondamentale. Piuttosto gli elementi cruciali sono le decisioni dei leader politici, la simpatia di una sempre più ampia popolazione civile - nel caso dell’Olocausto, soprattutto i tedeschi comuni, ma anche altri europei - e, soprattutto, l’ideologia che li motiva tutti a credere che l’annichilamento della popolazione-obiettivo sia necessario e giusto.

Questo, più che le sue specifiche tecniche, è ciò che rende Auschwitz così importante. Auschwitz è un simbolo della più ampia, e poco compresa, rivoluzione razzista che la Germania stava causando in Europa, che cercava di rovesciare i fondamenti della civiltà occidentale, compresa la sua nozione più fondamentale di comune umanità.

Le camere a gas che divennero l’emblema di Auschwitz non erano che una parte del sistema di Auschwitz, che comprendeva oltre 40 campi e sotto-campi. Questi erano diretti da migliaia di padroni tedeschi che conducevano e brutalizzavano centinaia di migliaia di ebrei, russi ed altri “sub-umani”, che erano utilizzati come schiavi per lavorare sotto condizioni orrende nelle ampie e diverse strutture di produzione, producendo qualsiasi cosa - dai prodotti agricoli, chimici o armamenti.

Auschwitz era molto più che camere a gas e sale crematorie - considerato nella sua interezza, era un microcosmo, non tanto degli specifici meccanismi dell’Olocausto, ma della visone ideologica nazista del mondo, che doveva essere guidato da una razza superiore che si riposava sulle tombe collettive degli ebrei e delle decine di milioni di ulteriori vittime che i tedeschi giudicarono demograficamente dilatabili, e serviti da una enorme popolazione di schiavi. Emerge che durante l’Olocausto l’annichilamento di massa era solo una parte di un più ampio obiettivo di eliminazione (come sono sempre i genocidi), e, nello specifico, un meccanismo di trasformazione politica e sociale.

Nonostante questa caratteristica comune, Auschwitz aveva comunque una sua caratteristica specifica: esprimeva l’impareggiabile visione nazista che negava una umanità comune ovunque, nonché l’intento globale di eliminare o sottomettere tutti i non appartenenti alla razza superiore. Heinrich Himmler, capo delle SS e l’uomo più responsabile dell’aver reso i piani tedeschi realtà, annunciò con orgoglio in un discorso: “Che una nazione viva in prosperità o muoia di fame mi interessa solo nella misura in cui noi potremmo aver bisogno di loro in qualità di schiavi per la nostra cultura”.

Tale era la trasformazione morale e mentale, la più profonda di tutta la storia europea, su cui Auschwitz era costruita, e che, meglio che qualsiasi altro luogo, simboleggia. Quando i leader europei si sono riuniti ad Auschwitz giovedì per il 70esimo anniversario di commemorazione, avrebbero dovuto ricordare e piangere sia le vittime ebree che quelle non ebree. Dovrebbero inoltre rendersi conto del fatto che stanno lanciando uno sguardo nell’abisso che avrebbe consumato il loro continente ed il mondo. 

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