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Costretti a uccidere per evitare uccisioni

storia della Giusta gentile Marion Pritchard

Giustamente si è usi ricordare soprattutto ai più giovani che le guerre mondiali hanno mietuto decine di milioni di vittime innocenti. Un altro aspetto doloroso di queste guerre, particolarmente della Seconda, è stato tuttavia che in molti, troppi esseri umani si sono trovati "necessitati" a uccidere

È quello che è successo alla Giusta Marion Pritchard, recentemente scomparsa all'età di 96 anni. Entro il 1945, per salvare i bambini ebrei perseguitati nell'Olanda occupata - come spiegò nel ricevere il premio Wallenberg nel 1996 - aveva già fatto tutto ciò che in condizioni normali renderebbe "disprezzabile" una persona: aveva cioè mentito, ingannato, fatto carte false e perfino ucciso per non fare trovare i bambini ebrei che nascondeva dai nazisti e dai loro collaborazionisti. 

Andiamo con ordine. Nel 1942, Marion Pritchard era una giovane figlia di un magistrato che si indignò a vedere i nazisti che strappavano alcuni bambini dai loro genitori, tirandoli per le braccia, le gambe e i capelli e caricandoli su un camion per deportarli. Tale sentimento di rabbia, che era acuito dall'aver assistito impotente alla scena, la portò alla scelta di nascondere in casa propria alcuni bambini ebrei, per difenderli.

Prima registrò i bambini come figli propri, poi cercò alloggi per loro e si assicurò che avessero falsi documenti d'identità oltre che cure mediche da un amico pediatra compiacente, affinché potessero sopravvivere. A volte curava lei i bimbi ebrei, in altri casi faceva solo da tramite per consegnarli ad altre famiglie. In totale salvò 150 bambini ebrei. 

Non parlò mai della sua attività né con i genitori, né con il fratello minore Jan, per non metterli in pericolo. Nel 1981 Marion Pritchard, che dopo la guerra ha fatto la psicanalista e si è molto impegnata in cause umanitarie, è stata insignita della medaglia di Giusto fra le Nazioni da Yad Vashem. 

Di religione anglicana, la Pritchard era di padre olandese e di madre inglese. Nel 1941 fu imprigionata per sei mesi e mezzo e torturata dalla Gestapo, con l'accusa di aver diffuso materiale di propaganda antinazista della BBC. Una notte del 1944, un collaborazionista olandese varcò la porta di casa sua, tra l'altro in un momento in cui i bambini erano fuori dai loro nascondigli, e lei non seppe trovare altro modo per impedire l'arresto di tutti quanti che ucciderlo sul posto. L'uomo fu poi sepolto alla bell'e meglio in una bara in cui c'era già un altro defunto e fatto sparire. Nessuno la denunciò perché il collaborazionista era in realtà molto odiato. 

Al giorno d'oggi in America molti studenti intraprendono corsi di studio sul genocidio del Ruanda o altre catastrofi genocidarie, proprio ispirandosi alla figura di Marion.

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