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Il treno di Magdeburgo

decifrata una foto simbolo della Shoah

Haaretz del 9 ottobre 2016 racconta la storia del treno di Magdeburgo, un convoglio sul quale viaggiò un gruppo di ebrei liberati da Bergen Belsen grazie a uno scambio di prigionieri. 

Nel 2001, l'insegnante di storia americano Matt Rozell, che stava conducendo una ricerca sui veterani della Seconda Guerra Mondiale, si imbattè in una straordinaria fotografia. In essa erano ritratte, al centro, una donna che tiene la mano a una bambina, forse madre e figlia. La donna appare terrorizzata ma anche in parte sollevata o perfino felice. Sia lei che la bimba sono ben vestite, non come ci si aspetterebbe nel caso di persone appena liberate da un treno della morte che era appena partito da un campo di concentramento. Un po' più in là ci sono delle donne più malridotte, sullo sfondo alcuni vagoni e una persona, forse anziana e con difficoltà a camminare, appoggiatavi sopra. 

Oggi la storia di questo gruppo è narrata proprio da un libro di Matt Rozell, A Train Near Magdeburg - “A Teacher’s Journey into the Holocaust and the Reuniting of the Survivors and Liberators, 70 Years On, dove il docente ricostruisce la storia di quelle persone. 

Nell'aprile 1945, i tedeschi cercarono di svuotare il lager di Bergen Belsen per cancellare le prove dei propri crimini. Caricarono molti ebrei su tre treni: uno diretto a Theresienstadt, uno che viaggiò due settimane come "treno fantasma" finché i prigionieri furono liberati dall'Armata Rossa e questo convoglio sul quale viaggiavano molti ebrei "privilegiati", che erano stati selezionati per scambi di prigionieri con gli Alleati.

Diversi libri sono stati scritti su questa vicenda, tra cui un testo di memorie di Aliza Vitis-Shomron e un volume di Uri Orlev, The sandgame. Entrambi gli autori erano sul treno, ma a volte le versioni sono contrastanti. Si pensa che gli ufficiali delle SS che scortavano il treno avessero l'ordine di annegare gli ebrei nel fiume Elba nel caso di uno scontro a fuoco con gli Alleati, ma non lo fecero. Secondo Orlev lasciarono due guardie anziane a sorvegliare i prigionieri e se la svignarono. 

Nei pressi di Magdeburgo, gli ebrei furono raggiunti da soldati americani in mimetica, che festeggiarono con loro, offrendo anche del pane, ma comunicarono anche loro la notizia della morte di Roosevelt, avvenuta il 12 aprile 1945. 

Secondo un'altra testimone, Hilde Huppert, uno degli americani mostrò loro una stella di David che portava al collo, spiegando che era ebreo. Nel corso degli anni, sia Rozell che i superstiti organizzarono diversi incontri tra i veterani e gli ebrei del convoglio. Questo ha portato a numerose occasioni di fare memoria attivamente, negli USA e in Israele. Naturalmente tutto l'eroismo è negli israeliti, che resistettero a tutte le incognite del viaggio per poi arrivare così fortunosamente alla liberazione. I tedeschi probabilmente erano soltanto intenzionati a non disonorarsi del tutto, anche in vista dei processi ai nazisti che avrebbero avuto luogo di lì a poco (anche se probabilmente qualcuno di loro avrebbe potuto anche reagire male e uccidere una guardia troppo "pacifista"). Una delle foto simbolo della Shoah è stata "decifrata", ma l'identità delle due donne al centro della foto rimane misteriosa

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