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La memoria in 3D

l'esplorazione virtuale dei campi di concentramento nazisti

La realtà virtuale potrebbe essere la nuova frontiera della memoria, che abita i luoghi fisici degli orrori nazisti nel progetto di Future Memory Foundation: la ricostruzione digitale di 100 campi di concentramento e di sterminio, a partire dalla raccolta e dall’analisi di materiali storici quali documenti ufficiali, fotografie, testimonianze dirette.

L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra due professori universitari, lo psicologo Paul Verschure della University Pompeu Fabra a Barcellona e lo storico Habbo Knoch, della University of Cologne. Risale al 2010 la loro prima attività in questo senso, ovvero la costruzione del Bergen-Belsen Memorial e lo sviluppo di una installazione su tre pareti che per la prima volta ha permesso al visitatore di esplorare gli spazi del campo distrutto nel 1945. Fulcro dell’esperienza immaginata dai due professori sta però nella potenzialità interattiva del progetto. Grazie ad una serie di tablet forniti ai visitatori, questi erano infatti in grado di muoversi fisicamente nell’area del campo e prendere visione, muovendosi, delle precedenti strutture, recinzioni e dei dettagli dei luoghi teatro delle atrocità.

Solo così, secondo la Future Memory Foundation, è infatti possibile superare la fine dell’era dei testimoni grazie ai quali, negli ultimi settant’anni, la storia dell’Olocausto è rimasta viva nella mente delle generazioni. I memoriali sparsi nel mondo ed i musei "offrono del resto un approccio storiografico tradizionale ai fatti, privo della dimensione di molteplicità dei campi, radicati in modo capillare nei diversi territori e integrati nel terrore delle testimonianze personali" - una percezione di vicinanza, di interazione fisica e di esperienza che andrebbe perduta insieme con la scomparsa dei protagonisti diretti di quelle vicende.

“In qualità di neurologo, so che la memoria ha bisogno di spazi”, dichiara Verschure a El País. Si spiega così la decisione di costituire la fondazione, con sede in Olanda, e di iniziare l’opera di raccolta fondi per la costruzione virtuale dei 100 campi. Secondo la testata spagnola, la realizzazione di un singolo campo prevede un costo di circa 50 mila euro e da uno a quattro mesi di lavoro. La più grande difficoltà, tuttavia, sta nel reperimento delle informazioni e dei dati necessari alla ricostruzione, assenti per alcuni dei campi; tra gli altri, Verschure cita il caso di Sobibor: “uno dei sei campi di sterminio che i nazisti costruirono in Polonia - fu totalmente distrutto e solo ora gli archeologi polacchi e britannici sono stati in grado di localizzare le camere a gas e i forni crematori”. Un ulteriore stimolo alla ricerca, quindi, è valore aggiunto del progetto.

Inserendosi nel filone di alcuni progetti di “memoria attualizzata”, l’idea sfrutta del resto le nuove possibilità offerte dalla tecnologia per gettare un ponte di riflessione e di generazione di coscienza storica tra gli eventi del passato ed il presente. Recente il caso di Antonio Hernandez, testimone della Shoah che nell’anniversario della liberazione di Mauthausen ha utilizzato il suo profilo twitter per ricordare cosa avvenne nella sua esperienza, sulla falsa riga del live twitting degli eventi di oggi.

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