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Treblinka, trovate le prove dello sterminio

una squadra britannica rivela i resti delle camere a gas

Ora non è più possibile negare. I sopravvissuti al lager nazista di Treblinka da sempre parlavano di un campo di sterminio a un’ora e mezza da Varsavia, ma i negazionisti contrapponevano a queste testimonianze la mancanza di prove materiali che il lager non fosse solamente un campo di concentramento e di transito degli ebrei.

Treblinka - l’ultimo a entrare in funzione di un gruppo di quattro campi aperti dai nazisti dal 1941 al 1942 nell'est della Polonia occupata - infatti, era stato raso al suolo nel 1943, per cancellare tutti gli elementi che potessero provare le violenze qui perpetrate. Le baracche e le camere a gas sono state ricoperte da campi, boschi e da una fattoria; gli uomini di Himmler hanno provveduto a smantellare qualsiasi dettaglio della loro presenza, livellando anche il terreno.

Oggi però, grazie al lavoro di una squadra di archeologi britannici della Steffordshire University, guidati da Caroline Studry Colls, sono state ritrovate le prime prove dello sterminio compiuto a Treblinka. Per sei anni l’equipe ha fotografato il territorio, lo ha analizzato con strumenti all’avanguardia e nuovissimi GPS e georadar, per trovare anche la minima traccia del passato del campo. In questo modo sono state identificate tre zone dove il terreno mostrava anomalie, e la squadra ha potuto cominciare a scavare.

Sono emersi così i resti delle camere a gas, mascherati da stabilimenti per i bagni rituali degli ebrei, con tanto di mattonelle raffiguranti la stella di David. A seguire, il ritrovamento di resti umani, scheletri e frammenti di ossa. Secondo le stime, in soli due anni nel campo furono uccise dalle 700.000 alle 900.000 persone, facendo di Treblinka il secondo campo di sterminio per numero di vittime, dopo Auschwitz-Birkenau.

I lavori della professoressa Colls sono oggi visibili in un documentario, “One is Treblinka: Hitler’s Killing Machine”. Nella pellicola, la squadra racconta il percorso che ha portato al ritrovamento delle prove in un territorio in cui erano stati vietati gli scavi - permessi alla Colls perché effettuati con tecniche non invasive. “La prima volta che sono stata a Treblinka - ricorda la professoressa - ho capito subito che il terreno conteneva una grande abbondanza di prove del fatto che questo era un campo di sterminio, e non di transito. Essere stata in grado di dimostrarlo è stato un onore per me, lo dovevo fare per le giovani generazioni”.

Grazie agli scavi è stato possibile anche disegnare una mappa del campo e del percorso compiuto dai prigionieri dal momento in cui arrivavano a Treblinka alle camere a gas. In un tempo di circa 60 minuti, gli ebrei scendevano dal treno, venivano spogliati dei loro beni e poi condotti verso la morte. Secondo le stime, mediamente nel campo arrivavano fino a 20mila detenuti al giorno. In pochi venivano lasciati in vita per i lavori nel lager, mentre per tutti gli altri il percorso terminava nelle camere a gas.

7 aprile 2014

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