La Commissione Europea ha respinto una richiesta avanzata dai governi di Lituania, Lettonia, Ungheria, Romania, Bulgaria e Repubblica Ceca di proibire e perseguire in tutto il territorio dell'Unione la negazione dei crimini staliniani esattamente come avviene con la Shoah.
Il problema è trovare un accordo sulle orrende violenze che hanno insanguinato l'Europa orientale sotto il comunismo. La Russia si oppone all'equiparazione tra i massacri staliniani e quelli hitleriani e anche gli storici sono divisi. Un punto cruciale è la stessa definizione di genocidio, che comprende i tentativi di eliminare gruppi etnici o religiosi, ma non classi sociali. Fu già l'Urss di Stalin, nel 1948, ad opporsi all'introduzione di questa categoria in sede ONU. Bruxelles non è quindi riuscita a trovare un accordo nemmeno sulla natura delle deportazioni nei GULag.
Un punto di debolezza della proposta era la posizione della Lituania, che si è distinta per aver minimizzato i crimini di Hitler: il suo Ministro degli Interni Stankeras ha definito la svastica "un simbolo importante per la Lituania" e l'Olocausto "una leggenda".
Critiche alla proposta provengono anche dal cacciatore di nazisti Efraim Zuroff, secondo cui "non si può paragonare la gente che immaginò e costruì Auschwitz a chi, pur con troppi crimini orrendi, liberò l'Europa dal nazismo".
Dall'Europa no al reato di negazionismo
per i crimini commessi dallo stalinismo
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23 dicembre 2010
Totalitarismi
la negazione dell'Uomo nel secolo delle ideologie
Nell'esperienza storica del Novecento emergono due fenomeni speculari e produttivi delle peggiori tragedie del secolo: il fascismo - nella sua versione estrema di nazismo - e il comunismo - nella sua versione estrema di stalinismo.
Entrambi sorretti da una straordinaria e dirompente potenza "ideale" in grado di trasformarsi in forza materiale: l'ideologia, intesa come capacità di fornire una visione complessiva del mondo che spieghi ogni risvolto della vita dell'uomo e gli attribuisca un senso rigidamente inquadrato in quella visione, dalla quale non si può prescindere senza perdere la propria stessa essenza.