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Russia, manicomio per i dissidenti

e nuove leggi antigay

Un manifestante anti-Putin è stato condannato a trattamenti psichiatrici obbligatori. Si tratta di Mikhail Kosenko, accusato di avere ferito un poliziotto durante gli scontri del 6 maggio 2012 in piazza Bolotnaya. Diverse testimonianze citate dal quotidiano inglese Guardian suggeriscono che l'accusa sia falsa. L'uomo, che è disabile in seguito a una ferita riportata durante il servizio militare, è stato dichiarato prigioniero di coscienza da Amnesty International. La pratica di rinchiudere i dissidenti dei manicomi era tipica del regime staliniano, e tra gli internati illustri si ricorda il poeta Josif Brodsky. Secondo gli analisti Putin starebbe perseguendo una linea eccezionalmente dura contro i dimostranti per scoraggiare le manifestazioni di piazza.
La repressione putiniana si abbatte anche su un italiano, Cristian D'Alessandro, fermato per aver partecipato a un'azione dimostrativa di Greenpeace il 18 settembre scorso. La madre del ragazzo ha scritto al Presidente Napolitano per denunciare che un sogno è adesso diventato un reato, e suo figlio rischia una condanna per pirateria. La crisi seguita al fermo del gruppo di cui faceva parte D'Alessandro è culminata in questi giorni con le richieste di scuse ufficiali a Vladimir Putin da parte dell'Olanda, Paese d'origine di diversi ambientalisti. 

Infine, continua la campagna del regime russo contro gli omosessuali. Dopo una legge contro la "propaganda gay", la scure si abbatterà prossimamente sui genitori omosessuali. Come il ricorso alle cure psichiatriche, anche altre scienze e discipline vengono manipolate da Putin. In questo caso il riferimento è alle opere controverse del sociologo americano Mark Regnerus, professore associato all'università del Texas, che avrebbe delineato alcune conseguenze negative della genitorialità dei gay. Attualmente, in Russia, una persona accusata di "propaganda dell'omosessualità" può essere condannata a pagare 5.000 rubli e trascorrere in carcere anche 15 giorni. 

 

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