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Trapelati i documenti sulla repressione degli uiguri in Cina

l'inchiesta del New York Times

Il New York Times ha ottenuto più di 400 pagine di documenti riservati che raccontano come il regime comunista cinese organizza le detenzioni di massa e la repressione delle minoranze musulmane nella provincia occidentale dello Xinjiang, in particolare quella degli uiguri. È una delle fughe di notizie più significative di sempre all’interno del Partito comunista cinese.
Non è chiaro come i documenti siano stati selezionati e sottratti al governo cinese. Il New York Times fa riferimento a un membro della dirigenza del Partito, grazie al quale i documenti sono trapelati, che ha chiesto di restare anonimo e che ha espresso la speranza che la divulgazione di queste informazioni impedisca l’impunità per le detenzioni di massa.
Sono più di un milione gli uiguri - la minoranza di religione musulmana che vive nel nord-ovest del Paese, soprattutto nella vasta regione autonoma dello Xinjiang, insieme ai cinesi Han - che si trovano attualmente rinchiusi in quelli che il governo cinese definisce “centri di formazione professionale”, ma che in realtà sono dei veri e propri luoghi di detenzione e lavoro forzato, volti a snaturare l’identità religiosa e culturale della minoranza islamica, con la scusa della lotta al terrorismo e alla violenza estremista. Il governo cinese cerca infatti di indottrinare gli uiguri fino a farli diventare sostenitori laici e leali del Partito.
La regione dello Xinjiang è uno dei posti più sorvegliati al mondo: gli abitanti sono sottoposti a controlli di polizia quotidiani, a procedure di riconoscimento facciale e a intercettazioni telefoniche massive. Pochi uiguri sono in grado di sfuggire alla sorveglianza diffusa, e ancor meno sono in grado di allontanarsi dal Paese e raggiungere altri Stati.

Le carte trapelate sono costituite da 24 documenti: comprendono quasi 200 pagine di discorsi interni del Presidente cinese e di altri leader, più di 150 pagine di direttive e relazioni sulla sorveglianza e il controllo della popolazione uigura nello Xinjiang, e quasi 50 pagine di materiale su indagini interne riguardanti funzionari locali. Vi sono anche riferimenti ai programmi di indottrinamento nelle carceri dello Xinjiang e ai piani per estendere le restrizioni sull'Islam ad altre parti della Cina.
Tra le principali informazioni contenute nelle pagine, c’è il ruolo svolto nella repressione dal presidente della Cina. Xi Jinping, in una serie di discorsi privati ai funzionari, chiede che gli estremisti religiosi siano trattati «senza alcuna pietà», al fine di portare avanti una lotta più coordinata e radicale «contro il terrorismo e il separatismo». Il presidente invita il partito a usare tutti gli strumenti a sua disposizione per sradicare l’Islam nello Xinjiang. Paragona l’estremismo islamico al contagio di un virus o a una droga che crea dipendenza, e aggiunge che «l’impatto psicologico del pensiero religioso estremista sulle persone non deve mai essere sottovalutato».

I documenti includono anche un agghiacciante copione-guida che i funzionari devono seguire quando spiegano agli studenti, che rientrano nella regione dai campus scolastici, perché i loro genitori siano scomparsi. Il documento avverte in generale del rischio che gli studenti possano entrare a far parte della “rivolta” dopo aver appreso cosa è successo ai loro genitori, e raccomanda dunque di incontrarli immediatamente al loro rientro.
La guida contiene indicazioni precise sulle risposte da dare a domande quali «Dov’è la mia famiglia?». In tal caso la risposta sarà «Si trova in una scuola di formazione istituita dal governo».
Ai ragazzi viene anche detto che non c’è alcun motivo di preoccuparsi, che le famiglie stanno bene e che le scuole dove si trovano sono gratuite. In realtà, da testimonianze di ex-detenuti si evince che le strutture sono spesso sovraffollate e poco igieniche, con cibo di scarsa qualità che viene sospeso come trattamento punitivo. Si tratta di vere e proprie prigioni di indottrinamento, sorvegliate notte e giorno, in cui si subiscono continue minacce di abusi e si viene sottoposti a lavori forzati.
Ai funzionari viene poi data l’indicazione di spiegare che i genitori non sono dei criminali, ma che comunque non possono lasciare le “scuole”. Per vederli, è possibile organizzare un video-incontro.

La guida fornisce risposte anche a una serie di altre domande: «Quando verranno rilasciati i miei genitori?, perché non possono tornare a casa?, possono richiedere un congedo?, come posso permettermi la scuola se i miei genitori si trovano là e non c’è nessuno a lavorare nella fattoria?».
La risposta è che i loro genitori sono stati “infettati” dal “virus” del radicalismo islamico e devono essere messi in quarantena e curati: «Se non si sottopongono allo studio e alla formazione, non comprenderanno mai completamente i pericoli dell’estremismo religioso».
Nemmeno gli anziani possono essere risparmiati, secondo quanto riferito dai funzionari: «Indipendentemente dall’età, chiunque sia stato infettato dall’estremismo religioso deve sottoporsi allo studio».

La guida comprende anche una minaccia: agli studenti deve infatti essere detto che il loro comportamento, più o meno in linea con il Partito, potrebbe ridurre o prolungare la detenzione dei genitori: «Sono sicuro che li sosterrai, perché questo è per il loro bene e anche per il tuo bene».
Infine, il testo, conclude dicendo che gli studenti dovrebbero essere grati alle autorità per aver portato via i loro genitori e precisa che «il Partito e il governo faranno tutto il possibile per alleviare le loro difficoltà».

La sorte della minoranza musulmana degli uiguri in Cina è entrata anche nell’agenda geopolitica americana. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di comminare sanzioni a Pechino per le violazioni dei diritti umani commesse in Xinjiang. Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha annunciato restrizioni alle concessioni dei visti per gli Stati Uniti ai funzionari ritenuti implicati in "detenzioni e abusi" dei musulmani nello Xinjiang.
Trump ha inoltre nominato direttore per la Cina al Consiglio di Sicurezza Nazionale un'americana di origine uigura, l'accademica Elnigar Iltebir. Una mossa simbolica che si aggiunge al complicato dialogo tra le due superpotenze.

22 novembre 2019

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