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Perché insegno la Shoah

l'esperienza della Prof.ssa Esther Troili

Nell'ambito del programma didattico di storia della classe III, ho sempre affrontato il tema della Shoah perché parte integrante e fondamentale della II Guerra Mondiale.

Nel corso degli anni però, notando un generale aumento della superficialità negli alunni e un calo nell'importanza che essi davano ai valori fondamentali della vita, mi sono ritrovata a dare più spazio all'aspetto educativo dell'insegnamento - non trascurando, ovviamente, quello didattico tradizionale.

A tal proposito quindi, quasi senza accorgermene, ho approfondito sempre di più il tema dell' Olocausto, che si presta molto a sviluppare nei ragazzi non solo la conoscenza di un periodo storico, ma soprattutto la riflessione sulla natura umana, la comprensione, l'accettazione del diverso, il confronto tra le ansie, le paure, gli orrori, il dolore fisico e psichico di coloro che furono le vittime dei campi della morte e le ansie, le paure, il dolore, i problemi che i giovani di oggi vivono come insormontabili e spesso in modo esagerato.

Ho potuto constatare che, quanto più si approfondiva quella tematica, i ragazzi ridimensionavano i loro problemi e diventavano più “umani”, più “tranquilli” anche nell'attività quotidiana scolastica; apparivano meno “superficiali”, e soprattutto chi aveva avuto spesso un atteggiamento da “bullo” nei confronti dei compagni più deboli o anche portatori di handicap, mostrava un evidente cambiamento, una maggiore umanità.

Spesso, mentre si leggevano pagine tratte, ad esempio, da Se questo è un uomo, Anton o La notte, vedevo il loro sguardo fermarsi pensieroso sul volto del compagno che spesso avevano preso in giro o umiliato perché “diverso”, e a volte i loro occhi erano pieni di lacrime.

Ciò mi ha invogliato ad approfondire questo momento storico in ogni terza, da parecchi anni ormai, utilizzando anche la visione di film e documentari sul tema, oltre che la lettura in classe di alcune biografie di sopravvissuti ai campi di sterminio, che spesso i ragazzi, anche quelli meno studiosi, anticipavano a casa.

Questo, per chi proprio non si impegnava mai, è stato un vero miracolo!

Ho cercato poi, negli anni, di arricchire questa attività, organizzando incontri con partecipanti al “Treno della memoria” che potevano trasmettere la loro esperienza di viaggio e le loro considerazioni e riflessioni.

Il momento più emozionante era però quello vissuto con l'incontro con un ex deportato, che potesse liberamente raccontare la sua storia. Il silenzio, attento e commosso, di una scolaresca solitamente rumorosa, indisciplinata, spesso apatica e poco interessata, è stato per me assolutamente gratificante e mi ha convinto sempre di più di aver fatto la scelta giusta.

L'esperienza è stata poi accolta anche dai colleghi delle altre terze, che hanno partecipato a questo incontro.

Per alcuni anni si è inoltre dato vita, in collaborazione con l'Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Trofarello e all'Associazione ANPI, a un concorso letterario sul tema della Liberazione in occasione del XXIV Aprile, a cui le mie classi terze hanno sempre partecipato al completo e, devo dire, senza falsa modestia, con onore!

21 maggio 2015

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Agorà degli insegnanti a cura di E. Bellotti e A. M. Samuelli

L’infanzia e l’adolescenza sono periodi cruciali per l’assorbimento di idee e valori, che formano il modo di pensare dell’individuo. Per questo vogliamo dedicare un nuovo spazio al mondo della scuola, di aperta collaborazione con i docenti per comunicare con i giovani.

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