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La donna non è un oggetto

​Gibran Khalil Gibran per i diritti della donna

Gibran Khalil Gibran, scrittore e poeta di fama mondiale e autore del bestseller Il Profeta, difese con fermezza i diritti della donna e portò alla luce storie di donne ingannate dalla perfidia dell’uomo ricco e prepotente, comprate e vendute, esposte nei saloni come oggetti di ornamento, motivo di vanto e di grandezza. Nel racconto “Marta” presentò la tragica fine di una contadina orfana caduta nei tranelli di un cavaliere aristocratico che la spinse a diventare prostituta, un corpo in vendita ai migliori offerenti.

Gibran, ancora studente liceale, incontrò la ragazza in una camera fredda, umida, priva di mobili, rischiarata a fatica dai lampi giallastri di una lampada ad olio. Sul giaciglio del dolore era sdraiata una giovane donna pallida ed emaciata, con il viso rivolto verso il soffitto, in una vana ricerca di protezione dalle ingiustizie dell’uomo. Marta, tra le lacrime, narrò al giovane Gibran la sua tragica sorte: “Sì, sono stata oppressa. Sono la vittima della bestia nascosta nell’uomo, sono un fiore schiacciato sotto i piedi. Ero seduta in riva alla sorgente quando lui giunse a cavallo… Mi parlò con dolcezza e mi disse che ero splendida, che mi amava e che non mi avrebbe abbandonata, disse che le steppe erano luoghi di desolazione e le valli le dimore dei volatili e degli sciacalli…Poi si piegò su di me, mi abbracciò e mi baciò. Non conoscevo il sapore del bacio perché ero un’orfana, un’esiliata. Mi fece montare sul suo destriero e mi condusse in una dimora bella e isolata. Mi portò abiti di seta, fragranti profumi, pietanze squisite e bevande deliziose... Fece tutto questo, sorridendo e pronunciando dolci parole, ma i suoi gesti amorevoli celavano orrendi e animaleschi desideri…E dopo aver saziato i suoi desideri con il mio corpo e aver umiliato la mia anima, mi abbandonò lasciando nel mio grembo una fiamma ardente che si nutrì del mio fegato, crebbe con velocità e uscì in questa oscurità tra i fiumi dei dolori e l’amarezza del pianto e della disperazione… E così la mia vita si è spezzata in due: una parte debole e addolorata e un’altra più piccola che grida nella quiete della notte, bramosa di tornare verso lo spazio sconfinato. Il tiranno mi lasciò con il mio neonato in questa casa isolata a lottare contro l’atrocità della fame e della solitudine. Non avevamo nessun soccorritore e non avevamo altra compagnia che la paura e le tribolazioni. E i suoi amici seppero dove stavo e vennero a conoscenza della mia povertà e della mia fragilità. Vennero da me e ognuno voleva comprare il mio onore con il denaro e darmi pane al posto dell’onore del corpo.”

Marta rispecchia la storia di tante donne sfortunate che sono state costrette a vendere il proprio corpo agli avvoltoi per sfamare i propri cari, pagando a caro prezzo l’orgoglio e l’onore. Portando alla luce questa e altre storie simili, Gibran vuole restituire dignità alla Donna, che considera un Sole intorno al quale navigano eternamente le stelle, e vuole sottrarla alla tirannia dell’uomo spietato, privo di cuore e di anima. La Donna è fonte di vita e sorgente d’amore; senza di lei il mondo è uno sconfinato e arido deserto, un teatro ottenebrato dall’odio e dall’indifferenza. La Donna è la via che conduce alla gioia, è l’essenza delle nostre azioni, è la compagna dei nostri giorni e dei nostri alati sogni. Il grido di Gibran si leva imperioso contro l’infamia e la perfidia di alcuni uomini che considerano la Donna un mero oggetto di piacere, la discriminano in ogni modo, la riducono in schiavitù, cancellano ogni suo diritto, la costringono a subire violenza anche tra le mura domestiche, la stuprano. Ancora oggi ci sono donne che urlano senza essere ascoltate, circondate da persone che fingono di non vedere e di non sentire.

Questo è il grande cuore dell’umanità che non ha il coraggio di denunciare l’infamia e la cupidigia dell’Uomo! Quante donne sono tuttora private dei propri diritti, offese, oltraggiate, segregate, linciate, uccise? Quante storie di dolore, quante lacrime e quanta disperazione ignoriamo ancora oggi? In un mondo indifferente c’è chi arriva a sgozzare la propria figlia perché ha osato vivere come un’europea, ha tradito la propria fede, le proprie tradizioni, i propri costumi e le proprie usanze, si è tolta il velo che avrebbe dovuto nasconderle il volto da occhi estranei. La religione, qualunque religione, ci insegna ad amare i figli, a prenderci cura di loro e a difenderli dalle avversità esterne, così come ci insegna a rispettare e onorare la donna, suprema creatura, dono celeste.

Gibran Khalil Gibran (Bisherri,1883 - New York,1931), libanese cristiano maronita, orfano di padre in giovane età, si trasferì con la famiglia a Boston, dove compì i suoi studi. Ritornò quindi in Libano tra il 1898 e il 1901 per approfondire la lingua e la letteratura araba. Nel 1911 si traferì a New York per dedicarsi alla letteratura e alle arti figurative e divenne presidente di Arrabitah –al- Kalamié, un’associazione di poeti e letterati arabi immigrati negli USA favorevoli all’introduzione dell’influsso occidentale nella tradizione araba.

4 dicembre 2014

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Echi del Mediterraneo Hafez Haidar

Da millenni luogo di incontro tra genti, culture e religioni, il Mediterraneo è anche teatro di conflitti che minacciano la convivenza pacifica. Oltre il terrorismo e gli echi di guerra, lo scrittore Hafez Haidar ci racconta le storie di donne e uomini, di ieri e di oggi, portatori di messaggi di tolleranza, pace, solidarietà che attraversano questo mare.

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