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Nagib Mahfuz

una voce in difesa dei diritti umani

Gli appartenenti all’Isis e i Talebani ricorrono spesso all’uso delle armi e della violenza, nel tentativo di estirpare le radici della libertà e della democrazia dei popoli; in nome dell’Islam uccidono innocenti in diretta televisiva, lapidano pubblicamente donne per aver disobbedito alla legge della frusta e del bastone, interpretano il Corano a loro uso e consumo.

Questi sciacalli, mercenari, assetati di gloria, potere, notorietà e denaro, si dichiarano pronti a colpire l’Occidente, reputato fonte di ogni male, ma tradiscono i dettami dell’Islam basato sull’uguaglianza e la fratellanza universale, e continuano a distruggere deliberatamente tutto ciò che i loro avi hanno prodotto dal punto di vista scientifico, artistico e letterario.

Nagib Mahfuz, nei suoi scritti, ha ripetutamente messo in guardia gli Arabi e gli Europei nei confronti dei pericoli del fanatismo spietato e del fondamentalismo cieco e violento, e ha analizzato le cause che avevano creato questo incubo, il morbo della nostra società, il volto oscuro dell’Islam.

Cercando di difendere il vero messaggio delle religioni monoteistiche basato sulla tolleranza, il perdono e l’amore sconfinato, ha affermato: “Le religioni sono nate per diffondere l’amore e il perdono; se finiscono per diventare un mezzo di violenza e di terrorismo, occorre cercare nelle condizioni sociali e politiche della comunità le cause che hanno condotto a tale cambiamento. Nessuna religione utilizza la violenza e il terrorismo come strumenti per diffondere i suoi dettami. Non esiste una religione che colpisca con un coltello i suoi seguaci per obbligarli ad abbracciarla. E l’Islam occupa il primo posto in questo senso: Dio ha detto che non esiste alcuna costrizione nella fede; chi vuole credere crede e chi non vuole può ripudiare la propria fede.

Se osserviamo la situazione esistente nel mondo musulmano, ci accorgiamo che esiste un sentimento globale di malcontento radicato da tanto tempo, frutto di una crisi economica spietata.

E un’assenza di libertà politica. Dopo le battaglie per la liberazione, molti dei Paesi del terzo Mondo islamico hanno ottenuto la loro indipendenza e hanno iniziato a praticare strategie di sviluppo economico e sociale. Nel Mondo arabo abbiamo conosciuto il nazionalismo e il socialismo, ma alla fine degli anni Sessanta tutto ciò è crollato dinanzi ai nostri occhi. Il nazionalismo arabo, l’ideologia laica che ha unito il musulmano e il cristiano, è stata sconfitta dopo la guerra del 1967 nell’arco di sole sei ore, e il socialismo ha perso le sue fondamenta negli anni Settanta e Ottanta, per poi crollare definitivamente. Ora dove bisogna andare? È naturale che l’uomo, nei momenti di crisi economica e sociale, ritorni alle sue vecchie radici cercando un rifugio, ricordando una verità assoluta (la religione) che non può crollare con il passare del tempo come le altre ideologie laiche, oggi decadute.

Ritornare alle proprie radici religiose costituisce un progresso, ma il lato malato di questo fenomeno consiste in un ritorno alla violenza che genera il terrorismo. Dobbiamo ricordare che questo fenomeno rappresenta una reazione al degrado della situazione politica, economica e sociale. Quanto più aumenta il degrado, tanto più aumenta la reazione violenta.

Il giovane che completa i suoi studi e si affaccia alla vita speranzoso di vivere bene, alla fine scopre che non ha alcun posto in questa vita, non trova lavoro a causa della disoccupazione e nemmeno una dimora per la crisi degli alloggi. Se non ha impiego, né abitazione, né stabilità economica, dove può andare? Se tutte le sue esigenze sembrano poter essere realizzate grazie a una corrente religiosa sublime, quest’ultima costituirà una fortissima attrazione.

Con il tempo, il sogno di questi giovani si trasforma in un incubo che ci invita a rimanere svegli non solo in Egitto, ma anche in Algeria, nel Sudan e in Iran. Come possiamo vivere con questo incubo?”

A causa di queste dichiarazioni e del vecchio romanzo Il rione dei ragazzi, i fondamentalisti hanno deciso di uccidere Nagib Mahfuz, ritenendolo un personaggio scomodo e blasfemo.

Un giorno, dopo la preghiera del Venerdì, lo sceicco della grande moschea di Al- Azahar, Omar ‘Abd al- Rahman, emise la seguente condanna nei confronti di Mahfuz: “In base alla legge islamica della Shari‘a, il famelico scrittore indiano Salman Rushdie, autore del blasfemo libro I versi Satanici e il suo collega Nagib Mahfuz, scrittore del famigerato libro Il rione dei ragazzi, sono da considerarsi entrambi miscredenti, nemici dell’Islam. Bisogna uccidere coloro che diffamano l’Islam: se avessimo assassinato in tempo Mahfuz, non sarebbe apparso Salman Rushdie”.

Alcuni musulmani fanatici decisero di eliminare l’uomo del popolo, uno scrittore che aveva speso la propria vita nei quartieri popolari, nelle caffetterie e nei suq, aveva descritto magistralmente nelle sue opere le sofferenze, i dolori, le gioie e le speranze della classe media e della gente comune e si era battuto per i diritti della donna e l’emancipazione dei giovani grazie al lavoro e all’istruzione.

In seguito a questa predica che incitava all’odio e all’intolleranza, infatti, due fondamentalisti musulmani orchestrarono un piano diabolico contro Mahfuz: nel mese d’ottobre del 1994 uno dei due militanti si lanciò con furia contro lo scrittore, colpendolo con un coltello da cucina e provocandogli una ferita al collo. Durante l’interrogatorio, gli attentatori ammisero di non aver mai letto il romanzo incriminato e di aver agito in nome di Allah. In seguito a questo terribile attentato, il più amato autore egiziano non riuscì più a usare la mano destra per scrivere i suoi romanzi, subì gravi danni sia alla vista che all’udito a causa del danneggiamento di un nervo e fu costantemente scortato dalla polizia.

Nagib Mahfuz (Il Cairo 1911-2006), laureato in filosofia, giornalista, sceneggiatore e romanziere, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1988, ha assunto un ruolo fondamentale nella lotta per i diritti umani.

Noto per aver presentato un’immagine realistica della vita popolare cariota e dei rapporti esistenti all’interno della famiglia egiziana in opere letterarie che sono diventate film conosciuti in tutto il mondo arabo, come Il ladro e i cani, Canto di nozze, La battaglia di Tebe e Akhenaton, ha più volte dimostrato che la sua voce e le sue idee sono più potenti del rombo dei cannoni e del boato dei tuoni.

Mahfuz è stato il più grande letterato egiziano non solo perché è stato l’unico arabo ad aver vinto il Premio Nobel, ma anche perché ha accettato di mettere a repentaglio la propria vita, pur di lottare contro le ingiustizie e i soprusi perpetrati contro i più deboli.

Oggi più che mai risuonano veritiere le sue parole: “La democrazia è atta a cogliere i frutti del sapere, mentre il regime dittatoriale non ha alcun interesse a diffondere la scienza e la luce”.

Hafez Haidar, Accademico emerito e scrittore

7 novembre 2014

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Echi del Mediterraneo Hafez Haidar

Da millenni luogo di incontro tra genti, culture e religioni, il Mediterraneo è anche teatro di conflitti che minacciano la convivenza pacifica. Oltre il terrorismo e gli echi di guerra, lo scrittore Hafez Haidar ci racconta le storie di donne e uomini, di ieri e di oggi, portatori di messaggi di tolleranza, pace, solidarietà che attraversano questo mare.

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