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Viaggio fra i disobbedienti azeri Pietro Kuciukian

Alla fine dell’Unione Sovietica è seguito un lungo periodo di caos, anche se in pochi casi cruento. L’homo sovieticus, malgrado fosse stato forgiato in settant’anni di menzogne e repressioni ne è uscito quasi indenne. I tovarish, i compagni delle diverse etnie, si sono guardati negli occhi, hanno evitato di scannarsi in lunghe guerre civili che non avrebbero visto né vincitori, né vinti. Nemmeno i nuovi poteri sono riusciti a distruggere l’uomo sovietico, anche se in alcuni frangenti hanno tentato di farlo. È il caso della richiesta di autonomia del Nagorno Karabagh, enclave all’interno dell’Azerbaigian popolata in maggioranza da armeni.

Sarà sempre repentino e improvviso il passaggio dalla pace alla guerra, e così irrimediabilmente lento il processo di pace? Tra i molti episodi cruenti, si possono ritrovare e togliere dall’oblio quei pochi atti di salvataggio, di difesa, di soccorso, compiuti dai disobbedienti, da uomini e donne che hanno tentato di fermare il male e che possiamo chiamare “Giusti”. Il fronte dei carnefici non è mai compatto. Il racconto di questi episodi potrà forse tenere in vita la speranza di una riconciliazione tra il popolo armeno e il popolo azero che conduca alla pace.