Nell’attesissimo primo discorso pubblico di Hassan Nasrallah dopo il sabato nero del 7 ottobre, tenuto il 3 novembre scorso, il leader di Hezbollah ha minacciato l’escalation e ha accusato gli Stati Uniti di essere “i primi responsabili dei crimini israeliani compiuti a Gaza”. Nasrallah ha anche annunciato che ci si deve preparare a una lunga guerra regionale di logoramento su diversi fronti, palestinese, libanese, yemenita e iracheno, perché il Medio Oriente che conoscevamo prima del 7 ottobre “non esiste più”, e perché “noi (Hezbollah, ndr) continueremo ad esercitare una forte pressione su Israele”. Al netto della retorica sulla guerra santa contro il grande Satana, l’asse della resistenza contro i sionisti, l’eroica resistenza di Hamas e soprattutto l’analisi della vulnerabilità di Israele, gli osservatori hanno giudicato il suo discorso cauto, mirato a non allargare il conflitto. Anche perché, come riporta Dania Khatib su Arab News, portale saudita in lingua inglese, “oltre il 70% della popolazione libanese è contraria all’entrata in guerra, nonostante la profonda simpatia che nutre per i palestinesi di Gaza” mentre per altri analisti Hezbollah ha controllato il “tempo” degli eventi: “tiene occupato l’esercito israeliano, confonde l’intelligence e spaventa il popolo israeliano”, lasciando tutti nell’attesa. Anche di un nuovo discorso, che Nasrallah dovrebbe fare l’11 novembre.
La nascita del "Partito di Dio".
Nato nel 1982, durante l’invasione israeliana nel Libano, dai movimenti sorti in seguito alla rivoluzione in Iran del 1979, Hezbollah in arabo significa "Partito di Dio". La testimonianza di questo strettissimo legame è rappresentata dalla bandiera di Hezbollah che, come quella dei Pasdaran, raffigura una mano che stringe un fucile d’assalto AK-47 stilizzato. Sul vessillo di Hezbollah campeggia un estratto di un versetto del Corano che recita: “E colui che sceglie per alleati Allah e il Suo Messaggero e i credenti, in verità è il "Partito di Dio" che avrà la vittoria”. I suoi leader si ispirano all'Ayatollah Khomeini e le sue forze militari sono state addestrate dal Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (Pasdaran). In quegli anni si resero protagonisti di una trentina di attacchi suicidi: il più grave è avvenuto nel 1983, quando in un duplice attentato alla Forza Multinazionale in Libano (MFL) e a Beirut ovest morirono 241 marines statunitensi e 56 parà francesi.
Manifesto di Hezbollah
Sin dalla sua nascita, l’obiettivo principale di Hezbollah è stato quello di combattere le forze armate israeliane che avevano invaso il Libano e poi, successivamente, stabilire uno Stato islamico. Quest’ideologia politica e militare, fondata sull’antisionismo, sull’antimperialismo e sull’antioccidentalismo, è stata resa pubblica in un manifesto del 1985, in cui il "Partito di Dio" ha giurato fedeltà al leader supremo dell’Iran, l’ayatollah Ruhollah Khomeini. L’intenzione di trasformare il Libano in una sorta di Repubblica teocratica, sul modello di quella iraniana, è stata successivamente abbandonata. Nel manifesto di Hezbollah si legge: “Il nostro presupposto primario nella lotta contro Israele afferma che l'entità sionista è stata aggressiva fin dal suo inizio, e costruita su terre strappate ai loro proprietari, a discapito dei diritti del popolo musulmano. Perciò, la nostra lotta finirà solo quando questa entità sarà annientata. Non riconosciamo nessun trattato, nessun cessate il fuoco, nessun accordo di pace, né separato né consolidato. Condanniamo con forza tutti i piani di negoziato con Israele e consideriamo tutti i negoziatori come nemici, perché tali negoziati non sono altro che il riconoscimento della legittimità dell'occupazione sionista della Palestina”.
Hezbollah in Siria
Hezbollah è stato ed è tuttora un attore importante della Guerra civile siriana, dove il movimento sciita, sin dall’inizio degli scontri, inviò un grosso contingente di armi, uomini e mezzi per aiutare il presidente Bashar al-Assad, loro storico alleato, a combattere i ribelli. Gli uomini del "Partito di Dio" inviati oltre il confine, stimati tra i 5mila e i 6mila, hanno svolto un ruolo importante nel conflitto in Siria e sono stati decisivi in molte battaglie fianco a fianco alle truppe e milizie di al-Assad. Dal 2014 Hezbollah ha offerto consulenza tecnica alle milizie sciite irachene e agli Houthi yemeniti e, soprattutto, ha agito da mediatore tra i gruppi sciiti iracheni e l’Iran e tra Hamas e il regime di al-Assad, trasformandosi quindi in un attore regionale in grado di avere un certo grado di influenza in Medio Oriente.
La forza militare
Nel 2021, il leader di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah sostenne che il gruppo poteva contare su 100.000 combattenti. Secondo il Military Balance estimates 2022, redatto dall’ International Institute for Strategic Studies, Hezbollah avrebbe, invece, circa 20mila miliziani attivi e un numero compreso tra 45.000 e 50.000 riservisti. Il "Partito di Dio" ha un arsenale simile a quello di un esercito convenzionale: piccoli carri armati e mezzi blindati, droni, missili e razzi. Una forza militare considerevole, che porta i miliziani di Hezbollah ad essere considerati, oggi, addirittura più potenti dell’esercito regolare libanese.
Lo Stato nello Stato
Hezbollah - che controlla ampie parti del territorio libanese, in particolare quelle sciite, come la parte sud della capitale Beirut, il Libano meridionale e la regione orientale della Valle della Bekaa - dal lontano 1982 è diventato uno Stato nello Stato. Nei territori di suo dominio, il "Partito di Dio" esercita e gestisce tutte le principali funzioni di uno Stato: dalla sicurezza al welfare, passando per la sanità e il controllo dell’economia. In molte aree del Libano, Hezbollah gestisce ospedali, cliniche, negozi, scuole ed imprese edili, oltre ad una considerevole serie di organizzazioni preposte alla gestione di aiuti alla popolazione ed in particolare alle famiglie dei suoi miliziani. Il "Partito di Dio" ha anche un suo canale televisivo, Al Manar, il faro, l’organo ufficiale della propaganda del partito sciita.
Il sostegno e il finanziamento iraniano
L’Iran, principale sponsor di Hezbollah, continua a fornire la maggior parte dei finanziamenti. Hezbollah dispone poi di altre entrate, come i finanziamenti sotto forma di donazioni private e rimesse provenienti dalle varie comunità sciite libanesi sparse in tutto il mondo, così come entrate derivanti da attività illegali. Secondo il Country Report on Terrorism del Dipartimento di Stato americano, queste includono il contrabbando di sigarette, la falsificazione di passaporti, il riciclaggio di denaro, le frodi bancarie, il traffico di prodotti farmaceutici contraffatti e il traffico di stupefacenti.
La partecipazione politica
Durante gli anni '80, Hezbollah ha usato violenze e tattiche estreme, quali: rapimenti di ostaggi stranieri in Libano e all'estero, dirottamenti di compagnie aeree internazionali e attentati suicidi per rovesciare il regime esistente attraverso l'uso della violenza, applicazione della legge della sharia e rimozione delle forze straniere dal Libano. Per portare a termine questi obiettivi, Hezbollah ha spesso preso di mira bersagli civili, oltre a quelli militari. Dalla sua ascesa nello scenario libanese, Hezbollah ha guadagnato sempre più influenza e potere politico attraverso un processo di transizione focalizzato a creare consenso nella componente sciita, arrivando a vincere, nel 1992, dodici seggi nel Parlamento libanese e, nel 2005, durante il governo di Fouad Siniora, ad assicurarsi tre Ministeri. Questo mutamento favorisce l'integrazione di Hezbollah nella vita nazionale libanese. Il sostegno popolare, verificatosi in particolare durante la guerra civile del Libano del 2006, conferisce al partito la “legittimità” necessaria per mantenere il suo status politico e militare.
Struttura del "Partito di Dio"
La struttura di Hezbollah permette di capire la natura ibrida di un partito-milizia, essendo costituita da diverse istituzioni e organi. Consiglio della Shura: si tratta dell’organo decisionale supremo che affronta questioni religiose, militari e strategiche. Consiglio esecutivo: supervisiona le attività giornaliere del partito-milizia. Consiglio politico: si occupa di organizzare la dimensione politica dell’organizzazione e di gestire le relazioni con gli altri partiti del panorama politico libanese. Consiglio giudiziario: gestisce la risoluzione dei conflitti e funge da garante per il rispetto della legge nelle zone controllate da Hezbollah. Consiglio parlamentare: seleziona i candidati per le elezioni e riunisce i parlamentari di Hezbollah. Consiglio del Jihad: si occupa delle operazioni militari e di sicurezza. Gestisce la sicurezza interna, organizza le attività della resistenza, le operazioni all’estero e le azioni di intelligence.
La leadership
Attualmente il segretario generale è Hassan Nasrallah, succeduto nel 1992 allo storico segretario Abbas Al-Musawi, ucciso in un raid israeliano. Nasrallah, grazie anche al supporto iraniano, conta su un’ala militare considerata la più potente del Medio Oriente. Hassan Nasrallah ha optato per la partecipazione alla vita politica del Paese. Dopo il successo elettorale nelle elezioni del 1992, il suo obiettivo è stato quello di dimostrare agli elettori che l’ingresso nel sistema politico non era dannoso, ma in realtà utile ai fini del movimento, e funzionale per la diffusione dei suoi messaggi.
Il conflitto con Israele
Dopo il ritiro dell’esercito israeliano dal Sud del Libano nel 2000, Hezbollah ha costruito diverse infrastrutture militari, tra cui bunker, campi minati e caserme ed ha effettuato circa 200 attacchi contro Israele, la maggior parte dei quali caratterizzati da fuoco d’artiglieria verso il confine, lancio di razzi di piccolo calibro verso la stessa direzione e alcuni raid eseguiti da piccole squadre di soldati ben addestrati. Dal 2004 Hezbollah ha intensificato i suoi attacchi al confine, spesso utilizzando la tattica di sequestrare soldati israeliani da utilizzare come leva per lo scambio di prigionieri. Gli scontri con Israele hanno raggiunto un punto di escalation il 12 luglio 2006. Quel giorno, Hezbollah ha lanciato una serie di attacchi diversivi coordinati, in particolare lancio di razzi verso posizioni militari israeliane vicino alla costa e al nord del confine. Nel frattempo, un commando di terra di Hezbollah è penetrato in Israele attraverso un'apertura nel recinto di confine e ha aperto il fuoco su due blindati israeliani che stavano pattugliando il territorio, causando la morte di tre soldati e catturandone altri due. Si tratta dell’operazione Promessa Sincera, così denominata a seguito delle numerose promesse pubbliche, fatte dal leader Hassan Nasrallah, di sequestrare i soldati israeliani e scambiarli con prigionieri libanesi detenuti dalle autorità israeliane. È stato scatenato, in quel caso, un conflitto armato durato 34 giorni.
Hezbollah continua ad avere l’obiettivo di annientare Israele, ma deve affrontare una profonda crisi interna al Libano. La crisi economica e politica e il progressivo tracollo dello Stato libanese aiutano a comprendere meglio la prudenza del discorso di Nasrallah del 3 novembre scorso, che ha deluso tutti i “supporter” di Hamas nelle piazze arabe. E per quale ragione la maggior parte degli osservatori abbiano rimarcato il tono “cauto” del discorso del leader di Hezbollah, in cui quest’ultimo ha detto che “L’operazione del 7 ottobre condotta da al-Qassam e altri è stata un’operazione grandiosa e benedetta, ed è stata una decisione palestinese al 100% e l’attuazione è stata palestinese al 100%.”. Il Libano, piegato da una devastante crisi economica, non può permettersi l’allargamento regionale del conflitto. Almeno per ora.
Cristina Giudici, giornalista