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Dmitrij Muratov, “un gesto di solidarietà ma anche di coraggio”

ce lo racconta la scrittrice e attivista russa Zoja Svetova

Lo scorso 20 giugno è stata battuta all’asta da Heritage per 103 milioni di dollari la medaglia del premio Nobel per la pace consegnata al direttore di Novaja Gazeta Dmitrij Muratov.
Muratov aveva dedicato il premio, ricevuto a ottobre 2021 insieme alla co-fondatrice di Rappler Maria Ressa, ai colleghi assassinati e in particolare ad Anna Politkovskaja, uccisa nell’ascensore del suo palazzo di Mosca quando stava lavorando a un articolo sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al Primo Ministro Ramsan Kadyrov. Era il 7 ottobre 2006, il giorno in cui lei moriva Vladimir Putin festeggiava 54 anni.
Anche questa decisione di mettere all’asta la pesante medaglia d’oro che accompagna il Nobel, Dmitrij Muratov l’ha presa confrontandosi con la redazione di Novaja Gazeta, ritrovatasi impotente di fronte alla sofferenza del popolo ucraino. Una sofferenza che il giornale indipendente russo non può nemmeno raccontare in quanto ha sospeso le pubblicazioni a marzo, dopo aver ricevuto un avviso dall'Agenzia federale russa per i mezzi di comunicazione.
Il ricavato della vendita (il nome di chi ha comprato è rimasto riservato) andrà interamente all’Unicef per aiutare i bambini profughi dall’Ucraina, insieme alle loro famiglie. “Dobbiamo tutti renderci conto che a queste persone è stato strappato il loro passato. Dobbiamo cercare di fare tutto il possibile per conservare il loro futuro”, ha dichiarato Muratov.

Abbiamo chiesto alla scrittrice e attivista russa, anche giornalista di Novaja Gazeta, Zoja Svetova - che abbiamo conosciuto a Milano in occasione della Giornata della libertà di stampa 2022 al Giardino dei Giusti - che cosa pensa di questo gesto, al di là dell’indubbia concretezza dell’aiuto che potrà dare.
Svetova si è detta molto felice di questa scelta, che considera non solo un grande atto di solidarietà ma anche di coraggio. “Penso che, da parte di Muratov e di Novaja Gazeta, sia stato un atto di coraggio e di giustizia che entrerà nella storia della Russia. Muratov vive in Russia e il suo è un giornale russo: annunciare che tutti i soldi andranno ai figli dei rifugiati ucraini, che il nostro governo considera i nemici, non è un gesto privo di rischi”.
Molti in Russia criticano ferocemente Muratov e Novaja Gazeta, tra cui i media associati alla Chiesa ortodossa che sono pro-Putin e hanno già affermato che la messa all’asta del Nobel per dare il ricavato agli ucraini è stata un tradimento dello Stato. Vogliono sapere il nome del mecenate che ha pagato i 103 milioni. Muratov è divenuto l’oggetto di molte critiche da parte di radicali pro-governo e si tratta di una cosa pericolosa.

Muratov e la sua redazione hanno cercato di rispondere, per quanto possibile, alla sensazione di impotenza “di non sapere come fermare i terribili combattimenti in Ucraina”, che in Russia non si chiamano guerra, in un momento in cui non possono fare il loro lavoro, diffondere informazione indipendente.

Helena Savoldelli, Responsabile del coordinamento Redazione

27 giugno 2022

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