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SEBNEM KORUR FINCANCI: LA MEDICA CONTRO LE ARMI CHIMICHE CHE SFIDA LA TURCHIA

di Murat Cinar

Şebnem Korur Fincancı, l’attuale Presidente del Consiglio Centrale dell’Unione dei Medici di Turchia, si trova in carcere da circa due mesi. La dottoressa è accusata di “fare propaganda terroristica” e “umiliare e offendere il popolo turco, lo Stato della Repubblica di Turchia e le istituzioni e gli organi dello Stato”. Alla Fincancı è bastato il commento televisivo sulla notizia dell’eventuale uso di armi chimiche da parte delle Forze Armate Turche durante le operazioni militari condotte in Kurdistan iracheno per essere arrestata. Se il processo si concludesse a suo sfavore, Fincancı potrebbe essere condannata da un anno e mezzo a sette anni e mezzo di reclusione.

Tutto inizia con un comunicato di stampa diffuso dal Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) insieme a un video, nei primi giorni di ottobre del 2022. La formazione armata che porta avanti la sua lotta da ormai quaranta anni sosteneva di avere le prove necessarie per dimostrare che in un intervento militare le forze armate della Turchia avessero usato armi chimiche causando la morte di alcuni militanti e danneggiando gravemente il sistema nervoso di altre persone. Secondo la “Convenzione sulle armi chimiche” firmata nel 1993 da 165 paesi, tra cui anche la Repubblica di Turchia, l’uso di queste sarebbe un crimine commesso contro l’umanità e inoltre le parti firmatarie dovrebbero impegnarsi per la distruzione di queste armi.

L’accusa immediatamente è stata rifiutata dal Ministero della Difesa Nazionale e poi da diversi vertici del governo e infine direttamente dal Presidente della Repubblica di Turchia. Quest’ultimo nel suo discorso aveva anche promesso che avrebbe portato avanti una battaglia legale contro coloro che avanzavano quest’accusa.

Tuttavia proprio in quei giorni veniva diffuso un report che era stato reso pubblico il 12 di ottobre dall’Associazione Internazionale dei Medici per la Prevenzione della Guerra Nucleare (IPPNW). Questo report si basava su una serie di ricerche fatte nei territori dell’attacco nel mese di settembre dello stesso anno. Nel report si sottolineava che l’Associazione avesse trovato alcune prove “indirette” per dimostrare che la Turchia avesse violato la Convenzione del 1993.

Mentre stava nascendo una vera e propria guerra mediatica e politica su questo tema in Turchia, il canale televisivo, che trasmette dall’estero, Medya Tv, ha deciso di dare voce a Şebnem Korur Fincancı per valutare le notizie da medico. Nel suo breve intervento, Fincancı, ha specificato che le immagini diffuse le avevano dato l’idea che fosse stata usata un’arma chimica ma per accertalo sarebbe stato necessario analizzare e valutare tutte le accuse basandosi sul Protocollo di Minnesota attraverso una delegazione indipendente sul territorio. Inoltre, Fincancı ha anche criticato lo stesso canale per aver deciso di divulgare le immagini così sensibili dell’eventuale accaduto.

Il giorno dopo l’intervento televisivo di Fincancı è partita una campagna di criminalizzazione nei suoi confronti a livello mediatico e politico. I vertici del governo, come se fossero dei giudici, lanciavano degli appelli per la sua sospensione e anche per il suo arresto. Addirittura Devlet Bahçeli, il leader del Partito del Movimento Nazionalista (MHP), nonché l’alleato numero uno del governo aveva preteso la chiusura dell’Unione dei Medici di Turchia. Pochi giorni dopo, il 26 di ottobre, Fincancı è stata presa in detenzione provvisoria e poche ore dopo è stato confermato il suo arresto.

Da quel momento fino a oggi ci sono state tre udienze e le accuse rivolte a Fincancı sono quelle citate all’inizio di quest’articolo. In ogni udienza è stata sempre presente una folla fuori dal tribunale di Caglayan a Istanbul composta dagli avvocati, i colleghi di Fincancı e vari parlamentari appartenenti ai partiti d’opposizione. Infatti mentre dagli esponenti del regime arrivavano numerosi messaggi aggressivi nei confronti di Fincancı, i partiti d’opposizione hanno espresso la loro solidarietà alla dottoressa chiedendo la sua immediata scarcerazione. Nei giorni successivi, nel mese di dicembre, è stato lanciato un messaggio analogo anche da parte dell’Amnesty International.

Fincancı, durante le udienze, ha ribadito che il suo intervento televisivo da sette minuti era una “diagnosi provvisoria” e l’ha fatto perché specializzata in medicina legale con anni di esperienza pratica alle spalle e con un bagaglio di articoli scientifici in cui ha proprio studiato le armi tossiche.

Credo di aver adempiuto ai miei doveri da cittadina e da medico legale nel miglior modo possibile. La mia opinione da medico legale è stata criminalizzata. Ho il diritto di usare la mia professione per esprimere una diagnosi provvisoria. Questo diritto non può essere definito come un delitto. Come ho specificato in diretta televisiva, per giungere alla diagnosi sono necessarie un'indagine e una documentazione efficaci e indipendenti. Infatti, fortunatamente, il Ministero della Difesa Nazionale ha dichiarato che avrebbe condotto un'indagine in Parlamento. In qualità di difensore dei diritti umani, ho la responsabilità di difendere la libertà di espressione e il diritto del pubblico a ricevere informazioni. In qualità di intellettuale, la mia richiesta di porre domande e riferire la verità al pubblico non è solo mia responsabilità da scienziata, ma anche responsabilità da cittadina. La medicina riguarda gli esseri umani. Essere medico vuol dire opporsi a tutti i tipi di fattori che danneggiano la salute pubblica, dalla resistenza contro i crimini contro l'umanità alla protezione delle nostre olive e api, dalle guerre al cambiamento climatico. Come disse anche Nazim Hikmet “vivere è una cosa seria””.

Şebnem Korur Fincancı, come dice anche nel suo discorso, non è la prima volta che si occupa dei diritti umani e non è nemmeno la prima volta che ne paga il conto salato facendolo in un paese difficile come la Turchia. Nel 1996 è stata incaricata dalle Nazioni Unite per lavorare sui cadaveri trovati in una fosse comune a Kalesija, in Bosnia Erzegovina. Nello stesso periodo ha lavorato per la stesura del Protocollo di Istanbul contro la tortura, riconosciuto anche dalle Nazioni Unite. Nel 2002 ha lavorato per l’Organizzazione Mondiale della Sanità in un progetto contro la violenza sulle donne. Dal 2006 al 2009 è stata consigliera del Consiglio Internazionale per la Riabilitazione delle Vittime di Tortura. Nel 2016, per via dei suoi articoli pubblicati sul quotidiano Ozgur Gundem, è stata arrestata e trattenuta per dieci giorni insieme ad alcuni giornalisti. Fincancı è stata anche una dei firmatari dell’Appello per la Pace del 2016, è stata processata e condannata a 2 anni e 6 mesi di reclusione ma nel 2020 è stata assolta.

Mercoledì, 11 gennaio Fincancı è stata condannata a 2 anni, 8 mesi e 15 giorni all’interno del processo che la vede attualmente coinvolta come imputata, con l’accusa di “fare propaganda per il conto delle organizzazioni terroristiche”. Lo stesso collegio dei giudici contemporaneamente ha deciso anche di scarcerare la dottoressa. All’uscita dal carcere Fincancı ha rilasciato una breve dichiarazione: “Questo non è un processo giuridico ma politico. E’ un processo che vuole uccidere politicamente l’Unione dei Medici di Turchia e i principi della democrazia”.

11 gennaio 2023

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