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Essere cristiani in Cina

tra discriminazioni e sinicizzazione

https://www.tempi.it/accordo-cina-vaticano-persecuzione-religiosa/

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Quando pensiamo al rapporto tra Cina e religione, automaticamente immaginiamo le violenze contro la popolazione tibetana perpetrate da Pechino fin dal 1980.
O ancora la repressione degli uiguri - la minoranza musulmana che vive nella provincia occidentale dello Xinjiang - rinchiusi in quelli che il governo cinese definisce “centri di formazione professionale”, ma che in realtà sono dei veri e propri luoghi di detenzione e lavoro forzato.

La discriminazione religiosa colpisce tuttavia anche la popolazione cristiana, con la distruzione dei luoghi di culto, la rimozione dei sacerdoti e le violenze contro i fedeli.
L’accordo provvisorio fra Cina e Santa Sede del 22 settembre 2018, seppure di portata storica - per la prima volta nella Cina moderna il papa è riconosciuto capo della Chiesa cattolica anche nel Paese -, non ha sostanzialmente modificato questa situazione di controllo.
L’accordo, della durata provvisoria di due anni, serviva soprattutto a sanare il problema della nomina disgiunta dei vescovi: quelli nominati fino a quel momento dal Partito Comunista - e quindi considerati “legittimi” da Pechino - sono stati ufficialmente riconosciuti dal Vaticano (senza la cui approvazione non sarebbero risultati validi).

Con questo accordo, tuttavia, la Chiesa clandestina non controllata dal governo è chiamata ad integrarsi con quella ufficiale.
Da qui si è aperta, ancora di più, la linea di tolleranza zero nei confronti delle comunità non allineate. Molte chiese domestiche, che si rifiutavano di essere controllate dal Partito, come la chiesa di Shouwang, la chiesa di Sion a Pechino e la Chiesa della Prima pioggia dell'Alleanza nella città di Chengdu, sono state definite organizzazioni illegali o xie jiao.

Negli ultimi mesi è giunta alle cronache internazionali la vicenda del pastore protestante Wang Yi, fondatore della Chiesa della Prima pioggia dell’Alleanza. Arrestato il 30 dicembre 2019, nella città sud-occidentale di Chengdu, nella provincia di Sichuan, Wang è stato condannato a nove anni di carcere per «incitamento a sovvertire il potere statale» e per «operazioni commerciali illegali». La vicenda di Wang è stata anche al centro di proteste da parte di Amnesty International e della richiesta di chiarimenti da parte di alcuni governi europei.
Un altro esempio di questa repressione è la Chiesa di Dio Onnipotente, che conta oltre un milione di fedeli arrestati fin dalla sua fondazione nel 1991. Nel 2019, la Chiesa ha redatto un rapporto annuale secondo cui, basandosi sulle documentazioni e sulle testimonianze dei cristiani perseguitati, si sono verificati più di 30000 casi di discriminazione. Il rapporto ha inoltre evidenziato che Pechino utilizza la tecnologia per rintracciare e monitorare i fedeli cristiani: si tratta soprattutto di sistemi di riconoscimento facciale che sfruttano una rete di telecamere di sorveglianza sparse in tutto il territorio cinese. Questo sistema, utilizzato anche per tracciare gli spostamenti della minoranza uigura, permette di sorvegliare migliaia di persone: qualsiasi comportamento “sospetto” può costare la segnalazione alle autorità o l’arresto.

Il controllo sulla vita della Chiesa avviene anche attraverso la “sinicizzazione”: la Chiesa non solo deve assimilare la cultura cinese, ed esprimere il suo credo con categorie cinesi, ma deve elaborare teologie, storia, opere d’arte secondo la cultura cinese.
In questo senso si inseriscono non solo le distruzioni di strutture considerate “troppo occidentali” e l’eliminazione delle croci dai campanili, ma anche l’obbligo di innalzare la bandiera nazionale sugli edifici religiosi, di cantare elogiando il Partito nelle chiese, di esporre immagini di leader politici come Xi Jinping nei luoghi di culto.

Nel frattempo, si attendono nuove regole da Pechino.
Secondo alcune indiscrezioni, esse elencherebbero nel dettaglio attività e limiti di azione delle realtà religiose cinesi. Le organizzazioni religiose sarebbero, ancora una volta, chiamate ad aderire alla leadership del Partito Comunista Cinese, al principio di indipendenza e di autogoverno, aderire alle direttive sulle religioni, implementare i valori del socialismo, osservare la costituzione, le leggi, i regolamenti, le ordinanze e le politiche, oltre che diffondere i principi e le politiche del Partito Comunista Cinese.
Sarebbe inoltre prevista una norma secondo cui non è possibile svolgere attività religiosa senza l'approvazione del dipartimento religioso cinese, il che significa che qualsiasi forma di organizzazione religiosa non registrata è da considerarsi illegale.

Secondo padre Gianni Criveller, missionario e sinologo del Pime, al 2018 erano circa 70 milioni i cristiani cinesi (più del 5% della popolazione), di cui 12 milioni cattolici. Tra questi, metà si riconosce nella “Chiesa ufficiale".

28 febbraio 2020

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