Rakel Dink ha consegnato il premio annuale che porta il nome di suo marito Hrant alle Madri del sabato, un gruppo di donne che proprio ogni sabato, a mezzogiorno, si riunisce davanti agli imponenti cancelli del liceo Galatasaray di Istanbul chiedendo giustizia per i propri cari scomparsi.
Una presenza silenziosa, costantemente controllata da poliziotti in tenuta anti sommossa, che ricorda le manifestazioni di Plaza de Mayo nell’Argentina della dittatura. Così come a Buenos Aires, infatti, anche a Istanbul le madri dei desaparecidos sfilano per le strade della città sotto a uno striscione che recita: “Sappiamo dove sono i colpevoli. Ma dove sono i nostri figli?”. Durante le dimostrazioni le donne portano tra le mani un garofano rosso e le foto dei loro giovani figli scomparsi.
La protesta è iniziata il 28 maggio 1995, quando un piccolo gruppo di mamme, mogli, fratelli, sorelle, figli e figlie degli attivisti turchi e curdi detenuti negli anni ‘80 e ’90 si riunì in Piazza Galatasaray. Sui ritratti che tenevano in mano, il nome dei loro cari e una parola che sarebbe diventata tristemente nota: kayip - scomparso. Le Madri del sabato sono state negli anni molestate, attaccate, ferite, picchiate e arrestate, ma ogni settimana continuano decise la loro protesta.
I kayiplar sono circa cinquecento persone scomparse nella prima metà degli anni ‘90, durante la fase più acuta dello scontro tra Ankara e i gruppi indipendentisti curdi.
Gli incontri delle madri ebbero inizio in seguito al ritrovamento del corpo di Hasan Ocak, attivista politico arrestato nel 1995, strangolato dopo 5 giorni di detenzione e abbandonato nelle foreste di Bozhane. La stessa polizia, che rinvenne il suo corpo, decise di non consegnarlo alla famiglia e lo seppellì in una tomba senza nome. I parenti trovarono la sua fossa solo dopo 55 giorni.
Emine Ocak, la madre di Hasan, faceva parte della delegazione che domenica scorsa ha ritirato il premio Hrant Dink.