Gariwo
https://it.gariwo.net/testi-e-contesti/diritti-umani-e-crimini-contro-l-umanita/la-scuse-del-papa-per-il-genocidio-culturale-25252.html
Gariwo

La scuse del Papa per il genocidio culturale

l’importante riconoscimento di Francesco in Canada

Papa Francesco ha chiesto scusa ai popoli indigeni del Canada per le violenze commesse tra Ottocento e Novecento nelle scuole residenziali. Lo ha fatto durante la sua visita nel Paese, soffermandosi soprattutto sulle violenze fisiche e psicologiche perpetrate ai danni dei bambini indigeni.
Con un discorso pronunciato in spagnolo davanti ai capi delle popolazioni indigene Prime Nazioni e di Métis e Inuit radunati vicino a Edmonton, in Alberta, il Papa si è assunto la responsabilità di un’assimilazione forzata e violenta.

“Giungo nelle vostre terre natie per dirvi di persona che sono addolorato, per implorare da Dio perdono, guarigione e riconciliazione, per manifestarvi la mia vicinanza, per pregare con voi e per voi”. Così il Papa ha espresso indignazione e vergogna per quant accaduto, invitando poi a “Camminare insieme, pregare insieme, lavorare insieme, perché le sofferenze del passato lascino il posto a un futuro di giustizia, guarigione e riconciliazione”.

Il tema del genocidio culturale è molto sentito in Canada, dove già nel 2008 il governo guidato da Stephen Harper aveva formalmente chiesto scusa per le scuole residenziali,. Nel 2009, in Vaticano, si era inoltre svolto un importante incontro tra papa Benedetto XVI e il capo dell’Assemblea dei nativi del Canada, Phil Fontaine.

Un passo fondamentale verso il riconoscimento del genocidio è stato il lavoro della Commissione per la Verità e la Riconciliazione - creata nel 2007 e ora divenuta un centro di ricerca permanente - sulle scuole residenziali, gli istituti dove venivano trasferiti con la forza i bambini delle tribù aborigene.
Nel rapporto conclusivo, pubblicato nel 2015, la Commissione non aveva esitato a definire queste politiche del governo canadese un “genocidio culturale”.
Dopo oltre sei anni di lavoro e circa 6750 interviste realizzate, lo studio metteva in evidenza come il sistema delle scuole residenziali, gestite da Chiese cristiane, fosse parte di una politica di assimilazione forzata, volta a distruggere la cultura e la struttura sociale delle popolazioni pre-colombiane.
“Per oltre un secolo - si leggeva nel rapporto - gli obiettivi della politica canadese verso gli aborigeni sono stati eliminare i loro governi, ignorare i loro diritti, porre fine ai trattati e, attraverso un processo di assimilazione, causare la fine dei popoli aborigeni come entità legali, sociali, culturali, religiose e razziali distinte in Canada”.
“Il governo canadese ha perseguito tale politica - proseguiva il rapporto - perché desiderava liberarsi degli obblighi legali e finanziari verso i popoli aborigeni e ottenere il controllo delle loro terre e risorse. Se ogni aborigeno fosse stato assorbito nelle entità politiche, non ci sarebbero state riserve, né trattati, né diritti aborigeni”.

L’assimilazione culturale cominciò a essere esercitata nel Paese attraverso una serie di leggi come il Gradual Civilization Act del 1857, che offriva denaro e terreni per gli indigeni a patto che abbandonassero il loro stile di vita e accettassero di alfabetizzarsi secondo i canoni europei, o l’Indian Act del 1976, che promuoveva l’integrazione e l’assimilazione delle Prime Nazioni, le forzava ad abbandonare i loro usi e costumi e metteva al bando i loro rituali. Il sistema delle scuole residenziali entrò poi in vigore nel 1883, dopo una serie di provvedimenti volti a confinare i nativi nelle riserve e a proibire le loro pratiche. In un periodo di oltre 100 anni - l’ultima scuola venne infatti chiusa solo nel 1998, nonostante le convenzioni con le chiese locali terminarono nel 1969 - in queste scuole vennero inviati più di 150mila bambini aborigeni.

Il rapporto del 2015 documenta la morte di 3201 studenti in queste strutture, vittime di incuria, malnutrizione, violenza fisica e abuso sessuale. E spesso seppelliti in fosse comuni nei terreni delle scuole residenziali.
Fosse comuni che in questi anni sono state ritrovate, mostrando ancora di più l’urgenza dell’argomento. Lo scorso anno ne è stata scoperta una, con i resti di 215 bambini indigeni, nella Kamloops Indian Residential School nella British Columbia, aperta nel 1890 e rimasta attiva fino al 1978. Più recentemente sono state trovate altre 751 tombe senza nome nei pressi della scuola cattolica nel Saskachewan.

Il concetto di genocidio culturale ha una lunga storia. Già nel 1944 il giurista Raphael Lemkin - che coniò la definizione di genocidio e fu promotore della Convenzione del 1948 - introduceva l'elemento culturale come aspetto di tale crimine, ma fu poi costretto con grande delusione a veder cadere questa proposta di definizione, con una netta contrapposizione tra i Paesi arabi e del blocco sovietico e quelli occidentali, preoccupati che si potessero creare le condizioni per essere accusati di genocidio culturale a causa del colonialismo.

A partire dal rapporto della Commissione per la Verità e la Riconciliazione, presieduta da Murray Sinclair - un Ojibwa, primo nativo a diventare giudice nello stato canadese di Manitoba - le pratiche di assimilazione culminate nel sistema delle scuole residenziali hanno iniziato a essere definite, legalmente oltre che nel discorso comune, genocidio culturale.
Cosa si intende nello specifico? ”Il genocidio fisico - si legge nel rapporto - è l'uccisione di massa dei membri di un determinato gruppo. Il genocidio culturale è la distruzione di quelle strutture e pratiche che permettono al gruppo di continuare a esistere come gruppo. Gli Stati che portano avanti un genocidio culturale intendono distruggere le istituzioni politiche e sociali di un dato gruppo. Le popolazioni vengono trasferite con la forza e il loro movimento viene ristretto. Le lingue sono bandite. I leader spirituali sono perseguitati, le pratiche spirituali proibite e gli oggetti di valore spirituali confiscati e distrutti. E, cosa più significativa, alle famiglie viene impedita la trasmissione di valori culturali e identità da una generazione all’altra".

26 luglio 2022

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati