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Le offensive turche nel Rojava dal 2016 al 2019

abbandonati dagli Stati Uniti, i curdi perdono parte del territorio

Il contributo dato daI curdi alla sconfitta dello Stato Islamico (ISIS) in Siria è stato fondamentale. Con il sostegno anche degli Stati Uniti i curdi siriani sono riusciti a smantellare gran parte del controllo territoriale dell’ISIS nel nord del Paese, liberando Raqqa, la loro "capitale".

La svolta ha allarmato la Turchia, che considera da sempre i curdi siriani alleati del PKK, Partito dei Lavoratori del Kurdistan, organizzazione terroristica responsabile di numerosi attentati, secondo il governo turco, che non ha mai dimenticato l’asilo politico concesso dalla Siria al leader politico del PKK Abdullah Ocalan per 19 anni.
E l’esercito turco ha invaso in più riprese la Siria, nell’agosto del 2016, all’inizio del 2018 e nell’ottobre del 2019.

Nell’agosto del 2016 l’esercito turco e gruppi siriani suoi alleati hanno invaso il nord e conquistato la città di Jarablus, appoggiati dagli americani, che hanno fornito copertura aerea e consiglieri militari. L’obiettivo ufficiale dalla Turchia era sconfiggere lo Stato Islamico, ma i curdi sapevano di essere il vero obiettivo finale. Il cambio di posizione degli Stati Uniti ha indebolito i curdi.

All'inizio del 2018 una nuova offensiva, l’Operazione ramoscello d'ulivo, ha portato alla presa del cantone di Afrin. Secondo fonti curde, le forze filo-turche sarebbero state affiancate da ex combattenti dell’ISIS.

Il 9 ottobre 2019 le forze armate turche e le milizie dell'opposizione siriana hanno avviato l’operazione "Sorgente di pace" nel nord-est per costituire una zona-cuscinetto lunga 150 chilometri e larga 30 chilometri tra la Turchia e la Siria. Il contemporaneo ritiro delle forze statunitensi ha favorito l’avanzata dell'esercito turco, che ha interrotto la continuità territoriale del Rojava.

Pochi giorni dopo, l’intesa tra Turchia e Russia ha ratificato la presenza turca nel nord-est della Siria a scapito dei curdi.
L’accordo, firmato a Sochi il 22 ottobre 2019 da Recep Tayyip Erdoğan e Vladimir Putin, ha consolidato la presenza turca costringendo le forze di difesa curde (YPG) a ritirarsi dalla striscia di terra occupata dai turchi.

Allo stesso tempo è stato definito il futuro immediato del nord-est siriano, dove il disimpegno degli Usa ha lasciato via libera alla Russia, garante delle iniziative del presidente Bashar al Assad per riprendere il controllo di questa parte del Paese.

22 giugno 2021

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