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Manolis Androulakis, il console greco che ha salvato 150 persone a Mariupol

di Giacomo Corbellini

Non auguro a nessuno di vedere ciò che ho visto. Mariupol verrà inclusa nella lista delle città rase al suolo dalla guerra, come Guernica, Stalingrado, Aleppo e Grozny”. 

Il Console generale della Grecia accreditato a Mariupol, il diplomatico Manolis Androulakis, ha così descritto, una volta fatto ritorno ad Atene, la disperata condizione di una delle città-simbolo della guerra in Ucraina, completamente distrutta dai bombardamenti russi tra febbraio e marzo 2022.

La presenza di un Consolato generale greco a Mariupol non è casuale: sussiste, infatti, tra la Grecia e la città ucraina un legame solido e secolare, anche se dimenticato dai più. Si segnala, ad esempio, come la città sia stata fondata nel ‘700 proprio da un folto gruppo di migranti greci, sostenuti da Caterina la Grande - imperatrice di Russia dal 1762 al 1796 - che mirava al ripopolamento di quelle terre, da poco strappate alla sovranità dell’Impero Ottomano e ritenute pertanto di grande importanza strategica. Per tale motivo, i Greci cristiani ortodossi furono invitati dall'Imperatrice a trasferirsi dalla Crimea alle aree costiere adiacenti al Mar d’Azov, dove fondarono la città di Mariupol e si stabilirono in numerosi villaggi lungo la costa. 

Una seconda “ondata” migratoria di fattura ellenica si realizzò nei primi anni del ‘900, quando i genocidi e i crimini contro l’umanità perpetrati dal governo nazionalista dei Giovani Turchi spinsero la comunità greca del Ponto, regione anatolica situata sulle coste del Mar Nero, a migrare verso Nord, raggiungendo la città portuale ucraina. Un legame, quello tra la Grecia e Mariupol, mai sopito: si pensi, ad esempio, al fatto che, nel periodo circoscritto tra la dissoluzione dell'Unione sovietica e l'invasione russa del 2022, la lingua greca venisse insegnata nelle scuole primarie e secondarie della città, così come presso l’Università statale umanistica. Tale pratica - vietata e bandita dal regime di Mosca fino al 1991 - prima veniva svolta in forma privata, con i singoli nuclei familiari greci impegnati clandestinamente nella preservazione della propria identità linguistico-culturale.

La folta comunità ellenica presente nella città ucraina - quasi 100 mila anime - avrebbe dovuto agire da deterrente, secondo diverse fonti politico-militari, ai bombardamenti di Mosca, visti anche i solidi rapporti preesistenti tra i due Paesi e le rassicurazioni trasmesse dal Ministro degli Esteri russo Lavrov all’omologo ellenico Nikos Dendias un mese prima dello scoppio della guerra. Com’è tristemente noto, ciò non è avvenuto e ora Mariupol può essere annoverata nella lista delle città distrutte dalla malvagità dell’uomo, così come mestamente ricordato dal Console Manolis Androulakis. Circa dieci cittadini greci, in aggiunta, hanno perso la vita a causa dei bombardamenti russi su Mariupol.

In questo contesto Androulakis si è distinto, durante i giorni più difficili di Mariupol, per essere stato il protagonista di una delle poche storie di umanità e speranza provenienti dal Mar Nero in quel nefasto periodo. Ultimo diplomatico dell’Unione europea a lasciare la città di Mariupol, Androulakis ha infatti contribuito al salvataggio di un nutrito contingente di cittadini greci, ucraini di origine greca o di altra cittadinanza - circa 150 secondo alcune fonti - evacuati dalla città ucraina prima che fosse troppo tardi. Nei primi mesi di marzo, infatti, un convoglio di evacuazione - organizzato con la partecipazione dell’ambasciatore greco a Kyiv, Fragkiskos Kostellanos - è partito dalle zone di guerra più segnate dalle ostilità, raggiungendo dopo diversi giorni di viaggio, attraverso le macerie e i ponti bombardati dai carri armati russi, dapprima la Moldavia e in seguito la Romania. Il console ha fornito assistenza a tutti coloro i quali - compreso il giornalista italiano Andrea Nicastro - fossero a disposizione di un auto e di un quantitativo di benzina adeguato per compiere il pericoloso viaggio tra le zona di guerra, contribuendo infine al salvataggio di molti suoi connazionali e non, scampati alla distruzione di Mariupol grazie alla coraggiosa azione del diplomatico.

Androulakis, accolto in patria come un eroe, ha raggiunto l’Aeroporto di Atene domenica 19 marzo 2022, raccontando con coraggio gli orrori e i crimini di guerra dei quali era stato testimone e dichiarando ai giornalisti presenti che "i veri eroi sono coloro i quali hanno deciso di rimanere in Ucraina e che proveranno a farsi carico della ricostruzione delle proprie vite partendo dal nulla". Nei giorni successivi, è stato ricevuto dall’ex Primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis, insieme al quale ha iniziato a programmare la ricostruzione post-bellica di Mariupol, ponendo in modo particolare l’accento sul preminente ruolo della comunità greca presente nell’area e sull’assistenza finanziaria che Atene elargirà al governo ucraino con lo scopo di perorare la causa di Kyiv.

Pochi mesi più tardi, nel mese di maggio 2022, Manolis Androulakis è stato accreditato come ambasciatore presso la missione diplomatica della Repubblica ellenica di Kyiv: si tratta di un riconoscimento importante e di valore, ottenuto dal diplomatico anche grazie alla coraggiosa opera di salvataggio dei suoi concittadini di Mariupol e alle preziose testimonianze da egli profuse con lo scopo di condannare, a mezzo stampa nazionale ed internazionale, l’aggressione russa che da più di un anno va verificandosi su territorio ucraino.

Il lavoro del diplomatico continuerà quindi a svolgersi nella capitale del paese, con la speranza che la ricostruzione di Mariupol - città nella quale Manolis Androulakis ha servito a lungo come Console generale - possa tornare a splendere e che il paragone con Guernica, Stalingrado, Aleppo e Grozny - luoghi che della parola distruzione sono divenuti una triste metonimia - possa cessare per l’eternità.

Giacomo Corbellini

16 giugno 2023

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