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Nasce a Bari la Sezione italiana dell'UPF: tre giorni per parlare di stampa e libertà

quali sfide per l'informazione del futuro?

Abbiamo partecipato a Bari alla conferenza europea dal titolo Le sfide dell’informazione nell’Europa di oggi e di domani e ricadute sul mercato locale, un’iniziativa promossa dalla stampa francofona UPF, la più antica associazione di giornalisti francofona riconosciuta da organizzazioni internazionali. Oggi, questa storica realtà ha anche una Sezione italiana presieduta da Alberto Toscano e la cui nascita è stata ufficializzata proprio con l’organizzazione della conferenza di Bari, in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti della Puglia e la Sezione Valle d’Aosta dell’UPF.

È stata una tre giorni di tavole rotonde che hanno sviscerato il tema dell’informazione e della libertà di stampa in tutti i suoi aspetti più interessanti e controversi. Al confronto, hanno partecipato direttori e professionisti di testate giornalistiche online, della tv e della carta stampata, internazionali, nazionali e locali.

A partire da una constatazione puntuale espressa da Toscano, “la qualità della democrazia coincide con la qualità dell’informazione”, ci siamo chiesti come si possa fare buon giornalismo in un mondo in cui le notizie vanno più veloci di noi, quali responsabilità per chi fa informazione, come rispondere alle esigenze di mercato preservando originalità e veridicità della notizia.

Ci siamo soffermati sulla ricchezza delle parole che usiamo e delle lingue attraverso cui raccontiamo, sulla protezione del bagaglio culturale rappresentato dalle minoranze linguistiche.

Abbiamo parlato di manipolazione dell’informazione, della diffusione di notizie false, approfondendo uno dei teatri mondiali in cui questo sta avvenendo giornalmente con ferocia, la Russia, dove il giornalismo non è, da tempo, più libero ma al servizio della propaganda.

Dal 1945 a oggi, ha dichiarato in apertura Marcelle Padovani di Nouvel Observateur, più di 900 giornalisti sono stati uccisi per motivi legati alla loro professione. È un numero impressionante, che ci fa capire quanto l’informazione sia profondamente legata alla vita della società civile, ai diritti umani, così tanto da costituire talvolta una minaccia per i poteri autoritari che intendono controllarla. Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, ha sottolineato in questo senso come “impedire la libertà di stampa ed imprigionare un giornalista significa creare le condizioni per perseguitare le persone e per mettere in discussione la stessa idea di pluralità umana. Significa uccidere l’uomo e la sua propensione alla giustizia, alla libertà e alla cura dell’altro”.

Su questo legame tra informazione e diritti è intervenuta la giornalista di Novaya Gazeta Zoja Svetova, con la testimonianza più preziosa e allo stesso tempo tremenda di questa tre giorni.

Svetova ci ha parlato delle migliaia di giornalisti che dopo il 24 febbraio hanno lasciato la Russia; a partire dai discorsi che l’hanno preceduta, sulle problematiche della stampa, ci ha catapultato in una situazione, già nota ma egualmente scioccante, in cui la stampa non solo presenta dei problemi ma è di fatto minacciata nella sua stessa esistenza. E la democrazia con lei.

Zoja ci ha fatto vedere un’altra faccia della “guerra” alle fake news - quelle che cerchiamo di contrastare nel nostro tentativo di fare buona informazione - mostrandoci come il concetto stesso di verità e fake sia stato manipolato dal governo russo a proprio favore, con una legge sulle fake news che punisce con la repressione o il carcere fino a dieci anni chiunque diffonda notizie false. False per il governo, ovviamente. Diverse dalla propaganda.

Il giornalista Vladimir Kara-Murza, per esempio, è in carcere per aver parlato dell’occupazione dell’Ucraina.

A chi le chiede se in Russia esista ancora la stampa libera, Svetova risponde che di certo esiste internet, YouTube, esistono i giornalisti russi fuori dal Paese… e che, dunque, i russi che vogliono informazione indipendente possono trovarla. “I giovani”, dice, “non guardano la tv e il canale di diffusione dell’équipe di Navalny fa milioni di visualizzazioni al giorno, equivalenti a quelle della televisione russa officiale”.

“Noi giornalisti di Novaya Gazeta ‘in vacanza’ abbiamo creato un nuovo sito che si chiama lo spazio libero dove pubblichiamo i nostri articoli e, ogni tre settimane, facciamo uscire una rivista chiamata NO (le prime lettere di Novaya Gazeta) in cui io, per esempio, ho parlato di alcune persone della società russa ingiustamente condannate”.

Svetova ci ha parlato infine dei russi che dopo l’annuncio della mobilitazione stanno scappando dal Paese in ogni modo, in auto, a piedi, in bicicletta. “I giovani non vogliono partecipare”, dice. “Rischiano la prigione per questo”.

“Penso che Putin ordinerà a breve la chiusura di alcune frontiere, per evitare che gli uomini scappino, perché il suo intento è di mobilitare un milione di uomini o forse di più, per continuare l’operazione militare speciale. Mia figlia di ventiquattro anni, che ora si trova in Georgia, questa mattina mi ha detto che vorrebbe tornare a casa sua: la Mosca di prima. Non ho saputo cosa risponderle, non so quando potrà tornare”.

Le parole dei Zoja Svetova sono rimaste presenti in tutti i dibattiti che l’hanno seguita. Rendendo ancora più significativo il confronto sull’ascesa e i pericoli dell’informazione online e sul futuro dell’informazione.

Gilles Gressani, direttore di Le Grand Continent, ha fatto riferimento a una celebre dichiarazione fatta da Nikita Kruscev a Nixon - “Se la gente pensa che lì fuori ci sia un fiume immaginario, non devi dirle che il fiume non esiste. Devi costruire un ponte immaginario sul fiume immaginario” - per spiegare la sua idea di giornalismo, ossia quella non tanto di spiegare che il fiume non esiste, bensì di osservarlo, capire come è nato, perché. Un punto di vista esemplificativo di che cosa può essere buona informazione oggi, “nel caos della sovrabbondanza d’informazioni, andare in profondità”.

Gli spunti dell’incontro sono stati moltissimi, e molte ancora le domande aperte, sull’informazione e su come essa si inserisca in un mondo globale, intersecandosi con gli altri elementi fondanti della società democratica.

La sfida è quella di aggiornarsi ogni anno su queste tematiche, ogni volta in un Paese diverso.

Qui il programma completo delle tavole rotonde

Helena Savoldelli, Responsabile del coordinamento Redazione

4 ottobre 2022

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