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Nord Siria, possibili abusi da parte di gruppi armati affiliati alla Turchia

lo denuncia l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani

La situazione dei diritti umani nella aree del nord della Siria, sotto il controllo delle forze turche e dei gruppi armati a esse affiliati, è gravemente compromessa da atti di violenza e criminalità diffusa.
Lo ha denunciato nel settembre scorso Michelle Bachelet, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, segnalando un "numero allarmante di gravi violazioni”, che sarebbero state commesse nel 2020 da gruppi armati: uccisioni, rapimenti, trasferimenti illegali di persone, sgomberi forzati senza alcuna apparente necessità militare.

Secondo l'Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Office of the High Commissioner - OHCHR) tra le vittime c’erano persone considerate alleate con le parti opposte o critiche nei confronti delle azioni dei gruppi armati affiliati alla Turchia.

Bachelet ha esortato Ankara a "lanciare immediatamente un'indagine imparziale, trasparente e indipendente" per individuare i responsabili di ciò che, in alcuni casi, può costituire crimini ai sensi del diritto internazionale, inclusi crimini di guerra.

L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha dichiarato di aver verificato la morte di almeno 116 civili nel 2020 a causa di ordigni esplosivi improvvisati e residui bellici esplosivi e il ferimento di altri 463 civili e ha aggiunto di avere ricevuto “notizie inquietanti secondo cui alcuni detenuti e rapiti sarebbero stati trasferiti in Turchia in seguito alla loro cattura in Siria da parte di gruppi armati affiliati".

Secca la smentita dal ministero degli Esteri turco, che ha definito queste affermazioni "prive di fondamento”. “Respingiamo totalmente le accuse infondate contro i gruppi di opposizione siriani" e le "affermazioni infondate contro il nostro Paese in relazione a questi gruppi”, ha risposto il ministro turco.

L'occupazione turca e la presenza di gruppi ribelli condiziona la fornitura di aiuti alimentari nel nord-ovest della Siria, dove risiedono milioni di persone, molte delle quali sfollate da altre parti del Paese, che rischiano la fame, se le Nazioni Unite non dovessero approvare un'estensione delle operazioni umanitarie transfrontaliere il prossimo luglio.
La provincia di Idlib, ultima roccaforte ribelle nel nord-ovest, ospita circa 3 milioni di abitanti, più della metà delle quali dipendono dagli aiuti alimentari e affrontano gravi difficoltà.

L'accesso agli aiuti attraverso la frontiera con la Turchia è stato ridotto lo scorso anno a un solo valico, dopo l'opposizione di Russia e Cina, membri permanenti del Consiglio di sicurezza, al rinnovo di altri valichi. Il mese prossimo il mandato dell'operazione dovrà essere rinnovato e c'è il timore che la Russia, alleata di Assad, ponga il veto alla decisione di mantenere aperto il valico.

23 giugno 2021

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