Gariwo
https://it.gariwo.net/magazine/diritti-umani-e-crimini-contro-lumanita/polonia-il-tribunale-blocca-la-vendita-di-polska-press-a-un-gruppo-statale-23574.html
Gariwo Magazine

Polonia, il tribunale blocca la vendita di Polska Press a un gruppo statale

frenato il piano del governo per ridurre la presenza dei gruppi esteri

Il tribunale distrettuale di Varsavia ha sospeso il via libera, dato dall'Autorità per la concorrenza e i diritti del consumatori in Polonia (UOKiK), all'accordo per l'acquisizione della casa editrice di media locali Polska Press da parte del colosso statale dell'energia e dei combustibili PKN Orlen, accogliendo l'istanza del Difensore civico per i diritti umani.

L'acquisizione, avvenuta lo scorso dicembre, era stata interpretata dai partiti dell'opposizione come una manovra del partito di destra al governo, Legge e Giustizia (PiS), per assumere un maggiore controllo sui media locali in vista delle elezioni generali e amministrative previste nel 2023, dato che Daniel Obajtek, amministratore delegato di PKN Orlen, è ritenuto vicino alla leadership del PiS. Ipotesi smentita dal gruppo PKN Orlen, secondo il quale l'operazione ha uno scopo puramente commerciale.

La cessione di Polska Press (proprietaria di 20 quotidiani regionali, 120 settimanali e 500 portali online con quasi 17 milioni di lettori nel Paese) da parte del gruppo tedesco Verlagsgruppe Passau a PKN Orlen era stata approvata in febbraio dall'UOKiK, ma già allora il Difensore civico aveva impugnato la decisione davanti al tribunale di Varsavia competente in materia di concorrenza, che ora ha accolto la sua richiesta. L'UOKiK ha tre mesi per presentare ricorso contro la decisione.

Secondo il Difensore civico, "l'UOKiK non ha verificato a fondo se l'acquisizione possa comportare una inaccettabile restrizione della libertà di stampa". Per l'UOKiK invece, "la concentrazione prevista non influenzerà la concorrenza sul mercato dell'editoria cartacea locale, in cui Polska Press è presente, ma PKN Orlen non lo è ancora".

La transazione darebbe a PKN Orlen i mezzi per acquisire nuovi clienti e i dati sul loro comportamento, che potrebbero essere utilizzati anche per inviare messaggi politici agli utenti dei media locali, è l'obiezione sollevata da chi si oppone a questa operazione.

Fino all'accordo di dicembre, i tre maggiori gruppi editoriali in Polonia - Bauer Media Group, Ringier Axel Springer Polska e Polska Press - erano tutti controllati da capitali stranieri. Il partito PiS, da quando ha preso il potere nel 2015, ha espresso la ferma volontà di "sciogliere le concentrazioni" e "riportare in mano ai polacchi" i gruppi editoriali privati ​.

Secondo i sostenitori del PiS l'accordo riguardante PKN Orlen sarà positivo per la stampa locale, che ha subito le conseguenze della privatizzazione dominata da gruppi stranieri. Jolanta Hajdasz, vicepresidente dell'Associazione dei giornalisti polacchi (SPD), intervistata da Balkan Investigative Reporting Network (BIRN), ha dichiarato che né lei né la sua organizzazione temono la limitazione della libertà di parola sotto il controllo del nuovo proprietario di Polska Press. "Come giornalista che lavora nella regione da oltre 30 anni, ho sperimentato la patologia della privatizzazione dei media locali. La situazione in cui il mercato era dominato da giocatori stranieri era assolutamente anormale".

L'operazione su Polska Press non è l'unica ad essere passata al vaglio dell'autorità antitrust negli ultimi tempi. In gennaio l'UOKiK ha bloccato l'acquisizione dell'emittente radiofonica Eurozet da parte di Agora, numero uno del settore ed editore del quotidiano di opposizione Gazeta Wyborcza. All'acquisto di Eurozet era interessato anche Fratria, un gruppo di media collegato al PiS.

"Quando nel 2019 Agora stava cercando di acquistare Eurozet, l'UOKiK ha immediatamente espresso preoccupazioni sulla concorrenza", ha detto a BIRN Juliusz Braun, rappresentante dell'opposizione nel National Media Council, un organismo istituito dal governo con il potere di nominare e licenziare i componenti di vertice di televisione, radio e agenzia di stampa di stato. "Ma ora tace, anche se l'accordo Orlen sta forse creando una situazione ancora più pericolosa: un'entità al servizio degli obiettivi politici del partito avrà uno strumento che le consentirà di raggiungere direttamente i clienti e quindi gli elettori".

La difficile situazione dei media in Polonia è stata richiamata da Vera Jourova, vicepresidente della Commissione europea responsabile per le politiche sui valori e la trasparenza, in un recente dibattito al Parlamento europeo su libertà dei media e stato di diritto in Polonia, Ungheria e Slovenia. Jourova ha citato il caso di Klubrádió, l'ultima emittente indipendente ungherese, privata della licenza di trasmissione, la vicenda della nuova tassa introdotta in Polonia sulla pubblicità, che potrebbe colpire in modo sproporzionato i giornali indipendenti, e i continui tentativi di minare il finanziamento sostenibile e l'indipendenza dell'agenzia di stampa nazionale e i frequenti attacchi verbali contro i giornalisti in Slovenia.

Dopo aver riconosciuto che la Commissione europea non può fare molto, salvo evidenziare questi problemi nelle relazioni annuali sullo stato di diritto nei vari paesi, perchè ha competenze molto limitate rispetto ai media, Jourova ha fatto appello al Parlamento europeo per rafforzare gli strumenti della Commissione per proteggere l'indipendenza dei giornalisti, "attori chiave nella società democratica", non solo "attori del mercato unico europeo".

L'International Press Institute (IPI) e altre 15 associazioni per la tutela della libertà dei media sostengono però che la Commissione non utilizza nemmeno gli strumenti limitati a sua disposizione. In una lettera del 26 febbraio alla vicepresidente Margrethe Vestager le organizzazioni denunciano che "la mancanza di applicazione delle regole di mercato da parte della Commissione in Ungheria sta non solo permettendo il peggiormento della situazione, ma ora rafforza anche la deliberata distorsione del mercato dei media in Polonia, con implicazioni preoccupanti sia per la libertà dei media che per la democrazia".

La Commissione è sotto accusa per non aver dato seguito a due denunce di aiuti di Stato presentate in merito alla situazione dei media in Ungheria: una sulla distribuzione di pubblicità finanziata dallo Stato, volta a sostenere i media governativi; l'altra riguardante il modo con cui i finanziamenti pubblici all'emittenza statale favoriscono la posizione del governo a scapito dei concorrenti.

"Prendiamo atto con grande rammarico che la Commissione non ha ancora dato seguito a nessuna di queste denunce, presentate dall'organizzazione della società civile Mérték Media Monitor, dall'ex eurodeputato Benedek Jávor e da Klubrádió, l'ultima grande radio indipendente ungherese fino a quando non è stata costretta a sospendere le trasmissioni dall'autorità di regolamentazione dei media controllata dal governo", è scritto nella lettera.

La Polonia, come l'Ungheria, rifiuta il nuovo regolamento che subordina i fondi dell'UE al rispetto dello stato di diritto da parte degli Stati membri, perché non sarebbe in linea con i trattati europei.

"Il pagamento dei fondi dal bilancio dell'UE dovrebbe essere collegato solo al soddisfacimento di criteri oggettivi e concreti, che derivano chiaramente da disposizioni legali", ha scritto in una nota il governo polacco. "Il governo polacco sostiene che l'UE non ha competenze per definire il concetto di "stato di diritto" o imporre i suoi elementi ai paesi sovrani".

Viviana Vestrucci, giornalista

16 aprile 2021

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!