Gariwo
https://it.gariwo.net/testi-e-contesti/diritti-umani-e-crimini-contro-l-umanita/quattro-libri-sul-conflitto-israelopalestinese-da-un-altro-punto-di-vista-26574.html
Gariwo

Quattro libri sul conflitto israelo-palestinese, da un altro punto di vista

di Francesco M. Cataluccio

In questi giorni, come spesso mi capita in momenti, anche drammatici, di confusione, ho tirato giù dai miei scaffali alcuni libri, anche molto diversi tra loro. Sono storie narrate molto bene che non danno risposte, ma forse ci fanno intravedere qualche possibile spiraglio, perché il dolore non necessariamente deve trasformarsi in odio. Con una doverosa premessa generale: nessuna ingiustizia e sopruso può giustificare minimamente il massacro e il rapimento di persone inermi e disarmate, la violenza sui bambini, “colpevoli” solo di essere ebrei. In questi giorni abbiamo assistito impotenti a qualcosa che va oltre la guerra: un vero e proprio “pogrom”.

-------------------------------------------------------------------------------------------------


Abram B. Yehoshua, Il tunnel (2018), trad. di Alessandro Shomroni, Einaudi, pp. 344, euro 20,00

Abram Yehoshua (1936-2022), che è stato molto impegnato a favore dell'ipotesi della creazione di due stati (uno ebraico e uno palestinese) viene spesso definito il simbolo della complessità ebraica (torneremo su questo aspetto quando parleremo del libro dello storico Yehuda Bauer): sentimenti amorosi, religione e fede, ideologia politica e routine quotidiana costituiscono il tema centrale dei suoi scritti e tutto ciò si trova sempre ben contestualizzato nella dimensione storica dello Stato d'Israele e nel mondo ebraico.

Al centro del pensiero e dell'opera di Yehoshua si trova la questione del rapporto tra popoli diversi, che hanno religioni e culture differenti. I suoi personaggi sperimentano in forme a volte drammatiche, spesso tormentate, la difficoltà di costruire relazioni umane autentiche che non si lascino incasellare nel pregiudizio o nell'intolleranza. (cfr. Il labirinto dell'identità, 2009)

La perdita della memoria come metafora, come lo è anche il "tunnel". Come può un uomo come Zvi Luria, che è sempre stato affidabile e solido, un punto di riferimento per famiglia e amici, un ingegnere che costruiva strade e tunnel, scendere a patti con il proprio inevitabile declino mentale? Come possono farlo sua moglie e i suoi figli? Come ci si comporta di fronte alla razionalità che lentamente svanisce? E come si affronta la paura? Yehoshua costruisce intorno a queste domande una toccante meditazione sull'identità e sull'amore, sui gesti che è necessario compiere prima di congedarsi.

Una vicenda intima e privata che s'intreccia a doppio filo con quella collettiva e politica del popolo palestinese e di quello israeliano, vicinissimi eppure cosí distanti dal trovare un modo per esistere insieme, a pratire proprio dalla cura della malattia e della sofferenza che è comune a tutti gli umani. Un libro che, in un contesto contemporaneo maledettamente complicato, riprende il discorso di uno dei capolavori di Lev Tolstoj, La morte di Ivan Illich.

Yasmina Khadra, L’attentato (2005), trad. di Marco Bellini, Sellerio pp.268, euro 14,000

Lo scrittore algerino residente in Francia Mohamed Moulessehoul (che ha assunto come pseudonimo il nome della moglie: Yasmina Khadra), con lucidità e commozione, riesce a dipingere la realtà del terrorismo, a porre quesiti, a illuminare contrasti e contraddizioni.

L’attentato è un romanzo, lucido e lacerante, sulla paranoia che il terrorismo genera quando diventa orrore quotidiano; quando non è esterno ed estraneo, ma si pone come alternativa esistenziale con cui ciascuno deve, nessuno escluso, fare i conti. Amin Jaafari è un chirurgo di Tel Aviv, figlio di beduini naturalizzati israeliani, ottimamente integrato nel successo di una carriera costruita per mezzo del «sedurre e rassicurare», in cui «ogni successo era un’offesa al loro rango». Un attentato di kamikaze vicino al suo ospedale conduce alle sue cure feriti su feriti e arrivano, insieme ad essi, gli agenti dei servizi segreti che arrestano Amin e cominciano a interrogarlo per giorni. Sihem, la bella, intelligente, ammirata moglie di Amin è tra le vittime, ma porta sui resti i segni di essere lei l’attentatrice. Pressioni degli investigatori e intimidazioni della gente non convincono il medico. Liberato, giorni dopo, scopre a casa la prova dell’incredibile: è lei l’attentatrice... Così inizia un’indagine personale: "voglio sapere chi ha indottrinato mia moglie, l’ha bardata di esplosivo ma soprattutto perché non sono stato capace di farle preferire la vita". Sarebbe stato difficile, perché a tutto si sopravvive ma, secondo Yasmina Kadra, non si sopravvive al disprezzo, quando solo questo si è visto per tutta la vita: "Le peggiori tragedie diventano possibili quando l'amor proprio viene deriso. (...) Morire degnamente" diventa la sola "idea fissa. Non c'è cataclisma peggiore dell'umiliazione" (pp. 214-2015).

Yehuda Bauer, Ebrei. Un popolo in disaccordo (2014), trad. di Luca Iacovone e Sara Clamor, Cafoscarina/Gariwo, pp. 512, euro 25,00

"Un lungo saggio che con passione, ironia e disincanto esplora l’intricata storia del popolo ebraico dall’antichità ai giorni nostri senza mai perdere d'occhio il tema dei diritti umani a cui l’autore ha dedicato buona parte della sua vita", così ha definito il libro Daniela Gross ("doppiozero", il 21/VII/2023). La sua recensione è stata anche ripresa su gariwo.net

Il filo che tiene insieme la storia ebraica, sostiene Bauer, non è quell’unità ma la pluralità, spesso il conflitto.

Dalle dispute sul Talmud alle rivalità fra le corti chassidiche, dalla costante dialettica fra Israele e la Diaspora alla frammentazione della società israeliana, il mondo ebraico è da secoli un calderone di voci, controversie e opposte interpretazioni. E proprio in questa vigorosa cultura della discussione sta il segreto della sua sopravvivenza: “Ci sono sempre stati tentativi di unificazione, quasi sempre falliti. Se però questi sforzi, compiuti da attori religiosi, secolari, politici o economici, avessero successo, il popolo ebraico probabilmente si disintegrerebbe”. Che cos'è allora il popolo ebraico: è una religione? Una cultura? Un’etica? “La maggioranza degli ebrei in qualunque parte del mondo - conclude Bauer - dovrebbe essere definita come un’etnia la cui cultura è basata sulla tradizione religiosa, ma in cui la maggior parte dei suoi membri non pratica la religione dei padri”. E il popolo ebraico non può nemmeno essere accomunato dalla tragedia dell'Olocausto, alla quale Bauer dedica la seconda parte del libro, premettendo onestamente che ne parla da studioso perché "“quell’inferno non l’ho vissuto sulla mia pelle”.

Yehuda Bauer (1926) è fra i maggiori esperti di storia ebraica contemporanea, conferenziere di successo e popolare protagonista della scena pubblica israeliana. Attivo in politica nel partito socialista Mapam e dal 2000 membro dell’Israel Academy of Sciences and Humanities, è consulente del Museo dell’Olocausto Yad Vashem di Gerusalemme e collabora a molti progetti fra cui il monumentale film di Claude Lanzmann Shoah (1985). È tra i fondatori del Genocide Prevention Advisory Network e il suo nome è apparso spesso nelle petizioni a sostegno dei rifugiati africani in Israele.

Colum McCann, Apeirgon (2020), trad. di Marinella Magri, Feltrinelli, pp. 528, Eueo 22,00 euro

Questo capolavoro, uno dei più bei romanzi degli ultimi dieci anni, che parla direttamente del conflitto israelo-palestinese, ispirandosi a fatti e personaggi realmente accaduti, è stato scritto, forse non a caso, da un irlandese. Recensendolo, Nathan Englander ha detto: “La storia della moderna Israele e la storia della moderna Palestina. Questo libro splendido e profondissimo è, prima di tutto, un eccezionale atto di ascolto”.

Bassam Aramin è palestinese. Rami Elhanan è israeliano ("Sentiva di avere dentro di sé nove o dieci israeliani in lotta tra loro", p. 49). Il conflitto colora ogni aspetto della loro vita quotidiana, dalle strade che sono autorizzati a percorrere, alle scuole delle loro figlie: sono costretti senza sosta a negoziare fisicamente ed emotivamente con la violenza circostante. Infiniti, come l’ "Apeirogon" del titolo (un poligono dal numero infinito di lati), sono gli aspetti, i livelli, gli elementi di scontro che vedono contrapposti due popoli e due esistenze su un’unica terra. Ma il mondo di Bassam e di Rami cambia irrimediabilmente quando Abir, di dieci anni, è uccisa da un proiettile di gomma dei soldati israeliani e la tredicenne Smadar rimane vittima di un attacco suicida palestinese. Quando Bassam e Rami vengono a conoscenza delle rispettive tragedie, si riconoscono, diventano amici per la pelle: "Per salvare te stesso devi proteggere la tua umanità: il tuo diritto di ridere, il tuo diritto di piangere", p. 267).

Decidono di usare il loro comune dolore come arma per la pace.

Francesco M. Cataluccio, Responsabile editoriale della Fondazione Gariwo

12 ottobre 2023

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati