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Sara Khadem e lo scacco matto agli ayatollah

di Cristina Giudici

Quando nel 2018 è stata intervistata sul canale Youtube di Chess Base India, Sarasadat Khademalsharieh - conosciuta anche con il suo nickname più semplice da pronunciare e memorizzare, Sara Khadem - aveva 21 anni e indossava lo jihab in modo lasco. Con una gaia risata, quella di una ventenne che ha il mondo ai suoi piedi, si schermiva rispetto alle sue vittorie, si definiva pigra e raccontava del suo fidanzamento con Ardeshir Ahmadi, il film maker iraniano-canadese finito nella prigione di Evin per alcuni mesi nel 2012 per le sue critiche al regime.

Un’intervista scanzonata intitolata Sara Khadem's Hollywood love story, che non lasciava intravedere la curva a gomito del suo destino e che l’avrebbe fatta diventare un’icona pop della rivolta contro la teocrazia islamista iraniana il 27 dicembre del 2022, quando ha cercato di fare scacco matto ai mullah. Dopo che la sua immagine di campionessa degli scacchi concentrata, sorriso enigmatico, forse un po’ beffardo, capo scoperto ai campionati mondiali di Almaty in Kazakistan, ha fatto il giro del mondo.

Sarasadat Khademalsharieh ha cominciato a giocare a scacchi a 8 anni, grazie a un compagno di classe che le ha fatto scoprire la magia della scacchiera. Sostenuta dai genitori, allenata da Khosro Harandi e poi dal Grande Maestro olandese Robin van Kampen, ha vinto il campionato femminile iraniano, ha ottenuto la qualifica di Maestro Internazionale e quello di Gran Maestro femminile. Madre di un bambino di un anno, era stata lontano un anno mezzo dagli scacchi per la gravidanza finché è recentemente apparsa ai campionati mondiali in Kazakistan, senza velo. Disconosciuta dalla federazione iraniana degli scacchi, ha fatto sapere attraverso il suo profilo Instagram - nonostante il fatto che dopo la partita “scoperta” gli organizzatori del torneo abbiano messo quattro guardie di sicurezza fuori dalla sua camera d'albergo per proteggerla dai tanti messaggi pervenuti dall'Iran per “consigliarle” di non tornare indietro -  di non voler diventare una rifugiata perché la sua casa si chiama Iran.

E ha rivendicato tutte le sue vittorie, conquistate grazie al talento che l’ha portata a 16 anni a partecipare alle Olimpiadi di Istanbul con la nazionale iraniana come seconda scacchiera, ottenendo 6 punti su 10 ed il nono posto di squadra, e a vincere nel 2008 i campionati mondiali under 12, sconfiggendo la sua avversaria russa Aleksandra Gorjačkina. Numero 804 nel ranking internazionale, quattordicesima nella top 100 Women, Sara si era già rifiutata di indossare il velo nel 2020 e per questo motivo era stata sospesa dalle competizioni.

Sara Khadem ha anche manifestato apertamente l’appoggio al piccolo prodigio iraniano Alireza Firouzja, che nel 2019 ha protestato contro il divieto da parte del suo Paese di giocare contro gli scacchisti israeliani e ha quindi deciso di abbandonare la Nazionale iraniana per rappresentare la Francia. E ora che ha fatto una mossa, apparentemente irreversibile, sulla scacchiera della rivolta iraniana, nei commenti alle sue numerose interviste alle competizioni internazionali appaiono frasi di incoraggiamento per dirle quanto gli iraniani siano orgogliosi di lei, mettendo in fila i campioni e campionesse che ha battuto nei suoi primi 25 anni di vita, paragonandola niente meno che a Bobby Fischer. 

Comunque vada, Sara Khadem ha già fatto scacco matto contro gli Ayatollah della Repubblica islamica iraniana con una semplice mossa, studiata con cura.

Cristina Giudici, giornalista

11 maggio 2023

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