Come mettere fine a decenni di conflitto tra arabi e israeliani e dare finalmente la pace a chi vive in quella parte del Medioriente? La soluzione è creare non due ma tre Stati, uno per i palestinesi, uno per gli israeliani e uno per i fondamentalisti religiosi, i razzisti e tutti quelli che amano la guerra e impediscono agli altri una normale convivenza. Non è il piano messo a punto da un organismo internazionale o un centro di studi strategici, ma l'idea che lo scrittore ebreo Etgar Keret, che vive in Israele, suggerisce a un amico, Sayed Kashua, scrittore arabo-israeliano, che ha invece lasciato il Paese la scorsa estate con lo scoppio della guerra a Gaza per trasferirsi negli Stari Uniti, come spiega a sua volta nella lettera inviata a Keret, pubblicata oggi sul Corriere della Sera assieme alla risposta dell'amico ebreo.
Kashua dice di essere partito per mettere in salvo la moglie e i figli e perché aveva perso ogni speranza: "Mi sentivo perseguitato, di colpo mi sentivo il nemico....quest'estate, ho capito che i cittadini arabi di Israele non avranno mai una vita diversa, ma al contrario, staranno peggio e i ghetti in cui sono confinati diventeranno solo più affollati, più violenti e più poveri con il passar degli anni". Kashua, che insegna all'università dell'Illinois, dice di non essersi inserito nella nuova realtà, di sentirsi sradicato, perchè non riesce più a scrivere, non potendo usare l'ebraico, la lingua che ha sempre utilizzato come autore.
Kashua chiede all'amico una storia a lieto fine, che dia speranza. E Keret risponde con la fiaba dei tre Stati, ideata da uno scrittore arabo-israeliano rifugiato in Illinois, che aveva capito che l'ostacolo alla pace non è la mancanza della terra capace di ospitare tutti, ma l'esistenza di persone ostili alla convivenza e per le quali era stata creata la Repubblica de "La Forza è la sola lingua che capiscono". Un sogno, il meglio che ora si possa fare, conclude Keret.