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A Buenos Aires si parla di Videla, a Torino di Calamai

scomparso l'ex dittatore argentino, premiato il console italiano

Si è spento a 87 anni nel carcere di Marcos Paz, vicino a Buenos Aires, l'ex dittatore argentino Jorge Rafael Videla. L'uomo era detenuto perché giudicato colpevole di crimini contro l'umanità, e per questo condannato a due ergastoli.

Al governo dell'Argentina dal 1976 al 1981, dopo il golpe ai danni di Isabel Peron, Videla rimarrà famoso per la sistematica repressione dei dissidenti della sua junta. Fu il suo regime a creare il dramma dei desaparecidos, ovvero della scomparsa degli oppositori, i cui figli spesso venivano loro sottratti per poi essere affidati a famiglie vicine alla giunta militare. A lui si devono i "voli della morte" e la tortura di circa 30.000 persone.

Più volte sotto processo per i crimini commessi durante il suo mandato, Videla aveva ancora diversi procedimenti aperti. "Con la sua morte non si è chiuso un ciclo - ha dichiarato il Premio Nobel per la Pace del 1980 Adolfo Pérez Esquivel - bisogna cercare ancora più verità e giustizia. La sua morte non deve rallegrare nessuno, dobbiamo continuare a lavorare per una società migliore, più giusta, più umana, perché tutti questi orrori non si ripetano mai più".

Estela de Carlotto, Presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo, si è espressa duramente alla notizia della morte dell'ex dittatore: "Non c'è allegria nella morte, ma la morte di Videla allontana dalla faccia della Terra un genocida disumanizzato che non ha avuto problemi a ideare un piano di sterminio insieme ai suoi seguaci, che uccise, saccheggiò, che non si pentì, che non ha contribuito a rivelare dove sono i desaparecidos e i 400 bambini che ancora cerchiamo".

Mentre a Buenos Aries si discute della scomparsa dell'ex dittatore, al Salone Internazionale del libro di Torino viene annunciato il vincitore della sezione Spirito libero del Premio Ernest Hemingway: Enrico Calamai, il diplomatico italiano che ha difeso e aiutato i perseguitati proprio durante il regime di Videla. Scontrandosi con la mancata presa di posizione del governo italiano di allora, lo "Schindler dei desaparecidos" riuscì a salvare almeno 300 persone, accogliendo in Consolato e direttamente a casa sua molti perseguitati, fornendo loro falsi documenti per consentire l’espatrio in Italia e, se necessario, accompagnandoli personalmente in aeroporto.

Per la sua azione Calamai è ricordato con un albero al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano.

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