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Hélder Camara, "il clamore dei poveri è la voce di Dio"

di Anselmo Palini

Paolo Giuntella, il compianto quirinalista del Tg1, incontrò Hélder Câmara negli anni del Concilio: «Ricordo il primo incontro personale, una mattina, all’alba, al seminario brasiliano di Roma: mi apparve un omino fragile fragile, piccolino, tenero e quasi impalpabile persino alla stretta di mano. Mi apparve come la materializzazione umana dell’essenzialità, della povertà e della tenerezza. Uscii da quell’incontro inebriato. E raccontai agli amici che mi era sembrato di stringere la mano a un giusto, a un profeta dell’Antico Testamento immerso però nelle acque del Giordano, le acque della grande tenerezza del Nuovo Testamento. Sorridente e ridente, scoppiettante nella sua fragilità come un danzatore di samba: sì, il ritratto della nuova ieraticità dei tempi nuovi, delle terre nuove, del nuovo mondo, come mi apparve dieci anni dopo Oscar Arnulfo Romero». Oriana Fallaci invece gli fece una lunga intervista, pubblicata poi in “Intervista con la storia”, andando a incontrarlo nella sua diocesi a Recife (Brasile): «Aveva un’aria innocua, dimessa, da prete di periferia. Ma non era un prete di periferia e non era neppure un omino. Era l’uomo più importante che tu potessi incontrare in Brasile, anzi in tutta l’America Latina. E, forse, il più intelligente, il più coraggioso. Era, è dom Hélder Câmara, l’arcivescovo che sfida i governi e denuncia le ingiustizie, gli abusi, le infamie su cui gli altri tacciono, che ha il fegato di predicare il socialismo e dire no alla violenza. Il premio Nobel per la Pace avrebbe dovuto andare a lui più di una volta. Non pochi lo definiscono santo. Se la parola santo vuol dire qualcosa, anch’io dico che è un santo».

Un lungo cammino di conversione

La vita di Hélder Câmara (1909-1999) è stata caratterizzata da un lungo cammino di conversione: dall’adesione giovanile alle idee integraliste e dalla vicinanza ai potenti, da una visione assistenzialista e paternalista riferita ai problemi sociali, dalla convinta appartenenza ad una Chiesa militante contro il comunismo, considerato il male supremo, Hélder Câmara è passato lentamente a vedere nei poveri il volto di Cristo, a sentire il dovere della denuncia di tutto ciò che deturpava questo volto, ad annunciare in tutto il mondo il Vangelo di giustizia e di pace, a farsi propugnatore della nonviolenza, ad esigere, da se stesso in primo luogo, poi dalla propria Chiesa, una più convinta testimonianza di libertà e di povertà.

Come ha scritto il card. Carlo Maria Martini riferendosi a mons. Oscar Romero, possiamo dire che anche Hélder Câmara è stato «un vescovo educato dal suo popolo».

L’incontro con i poveri e gli oppressi, con i favelados di Rio e i campesinos del Nordest del Brasile attanagliati dalla miseria e colpiti dalle violenze dei fazendeiros, lo ha infatti condotto a diventare la loro voce e a scontrarsi con quel potere politico ed economico che in gioventù aveva frequentato e appoggiato.

Il Concilio Vaticano II e la Conferenza dei vescovi latinoamericani a Medellín, in Colombia, hanno completato la sua conversione, portandolo a rendersi sempre più chiaramente conto delle condizioni di vita del suo popolo, delle violenze a cui era soggetto, dei meccanismi economici che permettevano tutto ciò. Hélder Câmara ha così sempre più distintamente sentito il grido del proprio popolo, oppresso nei diritti fondamentali, e a questo popolo ha prestato la propria voce, indicandogli la strada della conversione, della coscientizzazione e della nonviolenza per uscire dal dramma che stava vivendo. Si è schierato, sempre più decisamente, in difesa dei poveri e degli oppressi, convinto del fatto che i valori evangelici andassero incarnati e non solo affermati, che non bastasse raccogliere i moribondi e consolare i perseguitati e i sofferenti, ma che fosse anche necessario denunciare le situazioni di violenza strutturale e istituzionalizzata. Divenne scomodo non solo per il potere politico, economico e militare del suo paese, il Brasile, ma anche per ampi settori della sua Chiesa, tuttavia ebbe sempre il sostegno di Paolo VI che lo considerava un profeta. La sua scomodità risiedeva nell’adesione piena e fedele al messaggio sociale cristiano che, con il Concilio, aveva esortato la Chiesa a rivolgersi a tutti, ma con un occhio di riguardo per i poveri.

La sua voce ben presto ha oltrepassato le frontiere del Brasile ed è stata udita e richiesta in tutto il mondo. Lui stesso aveva infatti ben chiaro che i meccanismi economici di esclusione e di sopraffazione avevano la loro fonte principale nelle politiche dei paesi ricchi e nelle azioni delle grandi multinazionali, per cui doveva farsi sentire anche e soprattutto a tali livelli. Pellegrino di pace, dom Hélder non solo ha denunciato in ogni luogo l’ingiustizia e la sopraffazione, ma ha anche messo in evidenza i segni di speranza e indicato le strade della giustizia e della nonviolenza come percorribili per realizzare una società più solidale e fraterna.

Il sogno di un altro mondo possibile

Come gli antichi profeti, Hélder Câmara ha vissuto in mezzo al proprio popolo, gli ha prestato la propria voce per la denuncia e gli ha indicato come costruire un altro mondo possibile, dove finalmente, come recita il passo biblico, «sia osservato il diritto e praticata la giustizia». Le parole di Hélder Câmara, le sue denunce, i suoi appelli a vedere Cristo nel volto dei poveri, dei sofferenti, dei perseguitati e individuare nella nonviolenza la strada da percorrere hanno oggi in papa Francesco un interprete straordinario, che continuamente ci esorta a non essere inerti e rassegnati. Il sogno di dom Hélder di un mondo basato sulla giustizia e sulla pace ha ora trovato la propria consacrazione nell’enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti”, un’esortazione formidabile ad abbattere i muri e a costruire i ponti, a rispettare l’ambiente, a contrastare la logica della guerra e delle armi, ad opporsi a nazionalismi e populismi, a realizzare la fraternità, a lavorare per la pace nella strada tracciata, scrive papa Francesco, «da Gandhi, da Martin Luther King, da Desmond Tutu, da Charles de Foucauld». E da dom Hélder Câmara, possiamo aggiungere noi.

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Anselmo Palini è autore del volume Hélder Câmara. Il clamore dei poveri è la voce di Dio, ed. Ave, Roma 2021, con prefazione di mons. Luigi Bettazzi, e postfazioni di dom Piero Conti e dom Carlo Verzeletti, due vescovi operanti in Amazzonia. Anselmo Palini, nell’ottica della memoria del bene, ha pubblicato numerosi altri libri sui testimoni di pace e di giustizia. Al riguardo si rimanda al sito: anselmopalini.it

5 gennaio 2023

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