Su Middle East Eye il giornalista Alex McDonald racconta la storia di Niloofar Hamedi. Lo scorso 16 settembre la giornalista, che lavora per il quotidiano riformista Shargh, era riuscita ad accedere all'ospedale Kasra di Teheran dove la 22enne Mahsa Amini, che ben presto sarebbe diventata nota in tutto il mondo, era in cura in seguito alla sua detenzione da parte della polizia morale con l'accusa di aver indossato l'hijab in modo inappropriato. La versione della polizia era che la giovane curda aveva avuto un improvviso problema cardiaco, ma il referto era stato contestato dai genitori. Solo poche ore dopo Mahsa sarebbe morta.
Niloofar Hamedi aveva twittato una foto dei genitori di Amini mentre piangevano in ospedale. Ed è stata proprio la diffusione di questa immagine a scatenare le proteste in tutta la nazione, che si protraggono ancora oggi.
McDonald ha intervistato diversi colleghi di Niloofar, che gli hanno spiegato l'impatto che la foto ha avuto nel popolo iraniano. "È sempre stata una giornalista coraggiosa e i suoi reportage audaci hanno reso la società consapevole", ha detto a McDonald una giornalista iraniana che ha chiesto di mantenere l'anonimato. Un'altra ha spiegato che "se non fosse stato per il suo coraggio, il tragico incidente accaduto a Mahsa Amini non sarebbe stato riportato ai media così rapidamente".
Il 22 settembre Niloofar Hamedi è stata arrestata. Come ha spiegato il suo legale, Mohammad Ali Kamfirouzi, gli agenti di sicurezza hanno fatto irruzione nella sua casa, l'hanno arrestata, perquisito la sua abitazione e confiscato i suoi averi. Non solo, il suo account Twitter è stato sospeso senza spiegazioni.
Ad oggi risulta Hamedi è detenuta in isolamento nella famigerata prigione Evin di Teheran, dove è stata interrogata e dove è in stato di fermo senza aver avuto informazione di accuse. Secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) almeno altri 19 giornalisti sono stati arrestati insieme a lei.
Il quotidiano Shargh, dove lavora Niloofar, è una spina nel fianco per i conservatori attualmente al potere in Iran e i suoi redattori sono costantemente sotto la paura dell'arresto. Shargh, insieme a Etemaad e Aftab Yazd, hanno regolarmente riferito di scandali di corruzione, hanno criticato apertamente alcune figure politiche di spicco e occasionalmente portato alla ribalta storie di ingiustizia.
Uncollega di Niloofar a McDonald che "il giornalismo in Iran non è un lavoro. È un potenziale crimine secondo le istituzioni di sicurezza. Di conseguenza, mentre sto parlando con te in questo momento, sono preoccupato che queste conversazioni vengano ascoltate".
Middle East Eye ha chiesto spiegazioni a Twitter sulla sospensione dell'account di Niloofar Hamedi ma non ha ricevuto risposta.