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“I disobbedienti. Viaggio tra i giusti ottomani del genocidio armeno”

il libro di Pietro Kuciukian, il 30 novembre alla Libreria Terrasanta

Così come molti tedeschi si rifiutarono di partecipare al genocidio degli ebrei anche durante il primo genocidio del Novecento - quello degli armeni - c'è stato chi non ha obbedito agli ordini del governo dei Giovani Turchi. I disobbedienti furono semplici cittadini, mercanti, amministratori e capi locali, delegati militari che rifiutarono di partecipare a quel massacro. Scelsero invece di agire secondo coscienza, salvando così la vita a migliaia di armeni. Furono “giusti” e spesso pagarono con la vita il loro coraggio.

La storia di questi uomini e di queste donne è raccontata nel libro “I disobbedienti. Viaggio tra i giusti ottomani del genocidio armeno” (Guerini e associati) scritto dal console onorario d'Armenia in Italia, cofondatore di Gariwo, Pietro Kuciukian. Un libro che racconta un viaggio – fisico e nella memoria – alla ricerca delle storie di coloro che hanno messo in pericolo la propria vita per salvare quella di chi era perseguitato. Per cercare di perdonare, senza dimenticare.

“I disobbedienti” verrà presentato mercoledì 30 novembre alle ore 18.30 presso la Libreria Terrasanta nell’ambito degli “Aperitivi d’autore”. All’incontro parteciperanno Pietro Kuciukian, autore del volume, console onorario d'Armenia a Milano, Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera. Introduce Giuseppe Caffulli, direttore della rivista Terrasanta.

Tante le storie raccolte da Pietro Kuciukian. Tra queste, quella di Farik Ali Ozansoy, governatore della provincia di Kutahya, che non solo si rifiutò di deportare i suoi concittadini di origine armena, ma diede disposizioni affinché i deportati armeni giunti nella sua città venissero ospitati e trattati bene. “Mentre gli armeni delle città del litorale furono deportati in massa – si legge nella testimonianza dello storico Yves Ternon, riportata da Kuciukian – le migliaia di armeni di Kutahya vennero risparmiati per tutta la durata della guerra grazie all’intervento di Faik Ali Bey, che si fece garante presso il governo del fatto che non c’erano armeni pericolosi nel suo distretto”.

Mehmet Celal Bay, che in quegli anni ricoprì il ruolo di vali (governatore) in diverse città turche, pagò a caro prezzo la sua decisione di non deportare gli armeni. Nominato kaimakan di Aleppo tra l’agosto 1914 e il luglio 1915 fu rimosso per non aver eseguito gli ordini del governo di espellere gli ameni dalla città. Al contrario chiese fondi per realizzare dei baraccamenti dove ospitare i deportati che arrivavano ad Aleppo. A Celal Bay, che aveva salvato migliaia di vite umane, non fu permesso fino al 1921 di avere incarichi statali e visse per anni in povertà.

“Forse i giusti e i disobbedienti all’interno dell’Impero Ottomano furono pochi, sicuramente troppo pochi rispetto a chi scelse la crudeltà, i pregiudizi, la brama di rapina, l’indifferenza – scrive Pietro Kuciukian nell’introduzione al libro -. Ma il fatto che ci siano stati dei disobbedienti – amministratori che non hanno eseguito gli ordini o gente comune che non si è unita ai massacri – se da un lato ha appesantito ancora di più la coscienza dei carnefici, dall’altro può aprire uno spiraglio di luce sulla natura umana. Ai turchi serve sapere che il fronte dei carnefici non è stato compatto”.

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Durante la Prima guerra mondiale, gli ottomani perpetrarono un vero e proprio genocidio nei confronti del popolo armeno, macchiandosi di crimini spaventosi. Non tutti, però. Alcuni “giusti” rifiutarono di allinearsi e si spesero a fianco degli armeni, talvolta a costo della vita. Pietro Kuciukian, autore de I disobbedienti, ci racconta le loro storie.

Per cercare di perdonare, senza dimenticare.

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L'incontro è uno degli Aperitivi d'autore: presentazioni di libri che offrono lo spunto per conversazioni informali con personalità del mondo della cultura e del giornalismo.

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