In quello che gli storici ritengono sia stato il primo genocidio del ventesimo secolo, si contano almeno 65mila vittime, uccise in battaglia, giustiziate, fatte morire di fame nel deserto o di sfinimento nei campi di lavoro.
In questa occasione infatti le truppe tedesche costruirono campi di lavoro e concentramento, con condizioni di vita miserabili: a Swakopmund, dove vennero imprigionati soprattutto donne e bambini che venivano utilizzati per scaricare le navi attraccate in porto, e sull’isola di Shark Island, inaccessibile e lontana dalla vista, il cui scopo non era raccogliere gli schiavi, ma eliminare definitivamente i prigionieri.