"La vergogna ricada su di noi se ricordiamo solo le vittorie e cancelliamo le nostre grandi sconfitte" ha dichiarato Natalia Solženicyna, vedova del Premio Nobel Aleksandr che con i suoi scritti ha fatto conoscere al mondo l'universo concentrazionario sovietico, in apertura della cerimonia inaugurale del Museo di quattro piani dedicato alla tragedia stalinista.
Nelle sale vengono denunciate le deportazioni, che coinvolsero almeno 20 milioni di persone, e le fucilazioni senza processo, di cui un milione avvenne solo nel 1938.
Nel Museo, che sorge a pochi passi dal Cremlino, vengono anche esposti i giacigli dei detenuti, indumenti strappati, catene, manette, picconi e immagini della propaganda sovietica.
Non mancano neanche pannelli interattivi con i documenti tenuti segreti per decenni, le lettere degli internati e le liste dei nomi degli arrestati, degli scomparsi e delle persone uccise nel regime sovietico.