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Arminio Wachsberger (1913 - 2002)

l'interprete di Auschwitz

Arminio Wachsberger è stato un testimone importante della deportazione degli ebrei romani e della Shoah, grazie ai suoi racconti dei fatti, asciutti e precisi. Nato nel 1913 a Fiume, figlio del rabbino capo di questa città cosmopolita e aperta, dove si parlavano varie lingue e varie religioni convivevano pacificamente, anche Arminio sapeva parlare tante lingue, tra cui il tedesco. Si trasferì a Roma nel 1936 dove trovò lavoro in un negozio di ottica di proprietà di un ebreo polacco, sposò un’ebrea romana, Regina Polacco da cui avrà, poco dopo, una figlia, Claretta.

Come gran parte dei membri della Comunità ebraica romana, venne sorpreso dalla razzia del 16 ottobre del 43' e, insieme alla sua famiglia, fu portato al Collegio militare. Durante il trasferimento verso il Collegio e nei due giorni successivi, Arminio, che parlava perfettamente il tedesco, venne utilizzato da Theodor Dannecker (il responsabile della razzia) come interprete, un’abilità che, insieme al suo carattere riservato e tranquillo, gli permise di mediare con i tedeschi, tentando da subito di salvare più vite possibile. Per prima quella del piccolo Vittorio, figlio di suo cognato di appena 2 anni che, quel giorno, casualmente si trovava con loro. In una sosta del camion che li trasportava, proprio di fronte alla casa del cognato, approfittò della momentanea distrazione dei soldati per gettare il bambino tra le braccia della portinaia, che lo nascose repentinamente. Nella fermata successiva, salverà un altro bambino, figlio di una famiglia che conosceva, il bimbo venne riconosciuto da una zia che chiese a una donna non ebrea di avvicinarsi al camion chiedendo di riavere “suo figlio”. Arminio convinse le SS ad affidarlo alla donna, confermando la sua versione. In seguito aiutò alcuni con il nome non prettamente ebraico ad essere rilasciati, dichiarando, sotto la sua responsabilità, che non erano ebrei.

Successivamente la sua conoscenza del tedesco gli permise di sopravvivere ai campi di sterminio. Portato ad Auschwitz, scampò alle selezioni (non fu così per la moglie e la figlia) e, per un breve periodo, fece l’interprete per il famigerato Mengele. Anche qui provò e riuscì a salvare diverse vite, corrompendo le guardie per avere medicine e viveri, portando conforto ai malati. Dopo poche settimane fu trasferito a Varsavia, insieme ad altri ebrei romani, per lavorare allo sgombero delle macerie del Ghetto della capitale polacca, distrutto dai tedeschi dopo la rivolta. Nell’estate del 1944 questo gruppo fu spostato da Varsavia verso l’interno della Germania, con una marcia terribile che li porterà nel campo di Dachau. Nell’aprile del 1945 Arminio fu liberato dagli americani ma rimase per lungo tempo in zona, dove sposò una sopravvissuta ungherese con cui ebbe due figlie, Clara e Silvia. Continuò a collaborare nella ricerca dei sopravvissuti e a testimoniare nei processi contro i suoi aguzzini. Tornò in Italia solo nel 1949, dove è vissuto, con la sua nuova famiglia, fino alla sua morte, avvenuta nel 2002.

Grazie al suo instancabile ruolo di testimone, Arminio Wachsberger ci restituisce con precisione l’ambiente ebraico di Fiume, la Roma fascista durante le leggi razziali, Auschwitz, le marce della morte, la liberazione dei campi, lasciando un contributo fondamentale per la costruzione della memoria della Shoah.

Sua figlia Clara racconta “il suo grande impegno a essere un testimone attivo e fu non solo uno dei primi a parlare di Shoah quando nessuno voleva parlarne, rilasciando un’intervista nel lontano 1955, ma divenne uno dei fondatori dell’Associazione Figli della Shoah, nata nel 1998 assieme a altri sopravvissuti ai lager”.

“Ci chiediamo cosa succederà alla memoria della Shoah quando scomparirà anche l’ultimo sopravvissuto: i suoi figli saranno qui per continuare a testimoniare” ha detto Elie Wiesel. Le figlie di Arminio, dopo la sua morte, decidono infatti di raccogliere tutto il materiale e le testimonianze nel libro “L’interprete” (ed. Hoepli) perché potesse continuare a dare il suo contributo contro ogni negazionismo e “per lasciare di lui qualcosa a quei numerosi che lo hanno amato e stimato e per farlo conoscere a tanti altri, se possibile”.

Sabrina Di Carlo, Educazione Gariwo

Arminio Wachsberger è stato onorato come “Giusto segnalato dalla società civile” nella cerimonia del 2024.

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