Dal 21 al 25 novembre 2022 al Milano Luiss Hub si svolgerà la Gariwo NetWeek, una settimana per ragionare insieme a giornalisti, studiosi, artisti e docenti sul concetto di verità, sulla responsabilità individuale e sulle risposte etiche da adottare nel complesso contesto internazionale, di fronte alle nuove forme d’odio.
Sul concetto di odio si espresse a Vilnius Wislawa Szymborska, nel 2000, con queste parole:
"Mi sembra che un tempo, in un passato ormai remoto, l'odio potesse essere anche necessario, geneticamente condizionato. Forse era addirittura d'aiuto nella lotta per l'elementare sopravvivenza dell'umanità, che allora non si poteva nemmeno chiamare umanità... Purtroppo questo gene - chiedo scusa se mi esprimo in maniera così poco scientifica - questo gene dell'odio in qualche modo è sopravvissuto. Fa sì che ancora oggi di primo acchito reagiamo male a qualsiasi diversità, in modo sospettoso e ostile, non cerchiamo di comprendere le ragioni dell'altro, del diverso. Penso che si debba trattare l'odio come un sentimento arcaico e ormai anacronistico. Capisco che a volte si possa e si debba provare rabbia, perché ciò permette di combattere per qualcosa. Ma l'odio è diverso dalla rabbia. Penso che sia un sentimento che ci porta indietro, mai avanti".
In quella occasione, Szymborska lesse anche una sua poesia intitolata L’odio.
Wislawa Szymborska
L'odio
Guardate com’è sempre efficiente,
come si mantiene in forma, nel nostro secolo l’odio.
Con quanta facilità supera gli ostacoli.
Come gli è facile avventurarsi, agguantare.
Non è come gli altri sentimenti.
Insieme più vecchio e più giovane di loro.
Da solo genera le cause
che lo fanno nascere.
Se si addormenta, il suo non è mai un sonno eterno.
L’insonnia non lo indebolisce, ma lo rafforza.
Religione o non religione-
purché ci si inginocchi per il via.
Patria o no-
purché si scatti alla partenza.
Anche la giustizia va bene all’inizio.
Poi corre tutto solo.
L’odio. L’odio.
Una smorfia di estasi amorosa gli deforma il viso.
Oh, quegli altri sentimenti-
malaticci e fiacchi.
Da quando la fratellanza
può contare sulle folle?
La compassione è mai
giunta prima al traguardo?
Il dubbio quanti volenterosi trascina?
Lui solo trascina, che sa il fatto suo.
Capace, sveglio, molto laborioso.
Occorre dire quante canzoni ha composto?
Quante pagine ha scritto nei libri di storia?
Quanti tappeti umani ha disteso
su quante piazze, stadi?
Diciamoci la verità:
sa creare bellezza.
Splendidi i suoi bagliori nella notte nera.
Magnifiche le nubi degli scoppi nell’alba rosata.
Innegabile è il pathos delle rovine
e l’umorismo grasso
della colonna che vigorosa le sovrasta.
È un maestro del contrasto
tra fracasso e silenzio,
tra sangue rosso e neve bianca.
E soprattutto non lo annoia mai
il motivo del lindo carnefice
sopra la vittima insozzata.
In ogni istante è pronto a nuovi compiti.
Se aspettare, aspetterà.
Lo dicono cieco. Cieco?
Ha la vista acuta del cecchino
e guarda risoluto al futuro
-lui solo
(da. Gente sul ponte, 1986)
La foto a corredo ritrae la statua dedicata a Wislawa Szymborska a Kórnik