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Nuovi flussi migratori a causa dei cambiamenti climatici

alla base del fenomeno, desertificazione, innalzamento del livello dei mari e industrializzazione incontrollata

Il New York Times si è occupato di recente del caso di 329.000 sfollati cinesi da zone desertificate o estremamente inquinate da processi di industrializzazione rampanti, quanto incontrollati. Le proiezioni per i prossimi anni parlano di milioni di persone in quelle condizioni,nelle quali sono più frequenti anche gli abusi: per esempio, proprio in Cina, in genere i migranti "ecologici" non possono scegliere autonomamente dove stabilirsi, ma sono inviati d'autorità a ripopolare nuove aree. 

Si assiste dunque a una combinazione degli effetti sfavorevoli di fattori ambientali e fattori politici, e in alcuni casi l'emigrazione subisce restrizioni o tentativi di condizionamento da parte dei regimi totalitari. 

La regione cinese del Ninxia ha un Programma per l'Alleviazione della Povertà e per lo Sviluppo, che si occupa dello spostamento di massa di una popolazione di 1.14 milioni di residenti, ai quali spesso vengono offerte prospettive allettanti per trasferirsi, non sempre con un riscontro reale nelle zone di accoglienza. Ad esempio viene citato il caso del dottor Ma, un giovane praticante medico che nella zona a cui è stato assegnato non sta più riuscendo a reinsersi in un ospedale o in un ambulatorio. 

Nel Ningxia, la temperatura media è cresciuta di 2.1 gradi Celsius negli ultimi 50 anni, con la maggior parte dell'incremento verificatosi tra il 2001 e il 2010, sostiene un libro di Ma Zhongyu, un ex funzionario pubblico che cita studi internazionali. Le piogge sarebbero diminuite di 5.7 millimetri ogni decennio a partire dagli anni Sessanta, causando un'insostenibile siccità. Il Programma per l'Alleviamento della Povertà e per lo Sviluppo cinese cercherebbe di produrre invece maggiori ricchezze agricole in altre aree, come per esempio la fertile zona del corso dello Yangtze, lungo cui si è storicamente sviluppata la civiltà cinese. 

L'attività di questo programma pubblico prelude ad analoghe iniziative anche in numerosi altri Paesi, compresi gli Stati Uniti. Infatti anche negli USA il cambiamento climatico, pur essendo spesso ignorato dai decision-maker politici - il premio Nobel Robert Krugman ne ha scritto di recente, osservando che tutti i candidati alle presidenziali USA si sono occupati del debito pubblico, che in America causerà problemi in 20 anni, e nessuno del climate change i cui effetti si sentono già ora -, sarà causa di massicci trasferimenti di popolazioni nei prossimi anni. 

La questione ecologica è a rischio di avere ripercussioni anche sulle questioni più prettamente attinenti la coesistenza civile tra i popoli. Non a caso il programma cinese riguarda una popolazione a grande maggioranza musulmana.Secondo alcuni studiosi occidentali citati dallo stesso New York Times, "la politica di reinsediamento cinese in realtà sarebbe una copertura di provvedimenti contro le minoranze religiose". Un altro modo per dire che agli effetti dell'inquinamento potrebbero associarsi non solo competizioni per le risorse capaci in alcuni casi di trasformarsi in vere e proprie guerre, anche politiche discriminatorie tra cui trasferimenti forzati di popolazione su base etnica, religiosa o politica,, deportazioni o addirittura genocidi

Già oggi si assiste a dubbi e incertezze nella società e nelle istituzioni, per esempio europee, sullo status da assegnare ai "migranti ambientali". L'UE in particolare ha finanziato un progetto di ricerca triennale sul tema denominato "Migration, Environment and Climate Change: Evidence for Policy (MECLEP o "Migrazioni, Ambiente e Cambio Climatico: Dati per la determinazione di politiche") per capire meglio il fenomeno. Nel focus di questo studio ci sono anche i diritti di questi migranti, che appaiono come una nuova definizione oltre alle già dibattute categorie dei rifugiati e dei "migranti economici" in fuga dalla povertà. Ci vorranno presumibilmente molti anni prima di arrivare a definire politiche coerenti su questi flussi di migranti, che nello stesso tempo continueranno ad aumentare a causa dell'innalzamento del livello del mare e di altri fenomeni legati alla pressione esercitata dalle attività umane sui fragili ecosistemi. 

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