
Interno del Tribunale (Foto di klaasjan/ Flickr CC)
111 anni. È il totale delle sei condanne emesse dal Tribunale penale per la ex Jugoslavia ai danni di politici e militari bosniaco-croati. L'accusa è di aver effettuato operazioni di pulizia etnica dei bosniaci musulmani e di altri gruppi non croati durante la guerra dei Balcani.
La Corte di primo grado ha considerato che Jadranko Prlic, Bruno Stojic, Slobodan Praljak, Milivoj Petkovic, Valentin Coric e Berislav Pusic formarono una associazione criminale congiunta con il fine di creare una Grande Croazia "purificata". Per raggiungere questo obiettivo, i militari idearono un piano che comprendeva azioni di dislocamento forzato della popolazione, omicidi, saccheggi, violenze sessuali e lavori forzati per i detenuti.
Jadranko Prlic, in qualità di ex Primo ministro della autoproclamata Repubblica Croata Herzeg-Bosna - fondata nel 1991, con capitale a Mostar, e mai riconosciuta dalla comunità internazionale - ha ricevuto una condanna a 25 anni di carcere, proprio in virtù della sua posizione. In qualità di Primo ministro con il controllo su civili e mitlitari, infatti, Prlic coordinò direttamente le operazioni contro i musulmani.
I bosniaco-croati furono alleati dei musulmani bosniaci durante la maggior parte della guerra di Bosnia, ma si scontrarono con loro tra il 1993 e il 1994 per perseguire il piano della creazione di una Grande Croazia "rimuovendo permanentemente i musulmani e gli altri gruppi non croati". I bosniaco-croati aprirono campi di prigionia nei quali i detenuti vivevano in condizioni estreme e i soldati commisero crimini di guerra e contro l'umanità.
I rappresentanti delle associazioni delle vittime bosgnacche della guerra dei Balcani, presenti all'Aja durante la sentenza, hanno espresso soddisfazione per il verdetto, pur con il timore di un futuro capovolgimento della decisione della Corte da parte della Camera di Appello, così come accaduto per i generali Ante Gotovina e Mladen Markac.