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"L'Olocausto non potrà mai prescindere dal ghetto ebraico"

di Yehuda Bauer

Yad Vashem

Yad Vashem

Riportiamo di seguito la traduzione dell'articolo di Yehuda Bauer pubblicato su Haaretz il 19 maggio 2016, in risposta a una riflessione di Daniel Blatman (disponibile nel box approfondimenti) sulla necessità di "liberare la Shoah dal ghetto ebraico".

In un pezzo su Haaretz che pone alcune importanti sfide, il prof. Daniel Blatman critica pesantemente Yad Vashem accusandolo di non occuparsi dei genocidi in generale, ma di concentrarsi sul solo genocidio del popolo ebraico. Questo approccio, sostiene, “contribuisce a tenere l’Olocausto in un ristretto ghetto ebraico”.

Blatman è un brillantissimo ricercatore dell’Olocausto che ha ricevuto meritate onorificenze da Yad Vashem, ma le sue critiche portano acqua al mulino della destra israeliana e del nazionalismo palestinese.

Blatman rafforza gli estremisti di destra ebrei, che identificano chiunque si opponga alla destra come persone che vedono tutti i genocidi passati e presenti come identici. Io non penso che tutti i genocidi dovrebbero essere insegnati in modo aggregato, comprendendo anche la Shoah. Mi occupo di Genocide Studies da decenni e penso che questo sia l’approccio della maggior parte dei ricercatori.

Per quanto riguarda i palestinesi e l’Islam radicale, nella versione in ebraico del suo pezzo, Blatman sostiene che noi ci concentriamo eccessivamente sull’antisemitismo islamista, ad esempio nella variante costituita dallo Stato Islamico, come se qui vi si celasse un nuovo Hitler. Il problema è che le copie di Hitler non mancano affatto da quelle parti. Basterebbe dare un'occhiata alla propaganda antisemita estrema pubblicata dagli islamisti radicali, che suggerisce che tutti gli ebrei siano sterminati – non solo quelli che vivono in Israele – fino proprio all’ultimo.

Questo non fa suonare nessun campanello? Si può facilmente fornire questo materiale a chiunque sminuisca la portata di questa minaccia. L’estrema destra israeliana e l’Islam radicale sono simili nel loro approccio di base, e Rav Yitzchak Ginsburgh dimorerà un giorno con lo Sceicco egiziano Yusuf al-Qaradawi, insieme alle altre brave persone tra noi, cui fanno da guida.

Blatman avanza obiezioni agli studi “giudeo-centrici” sull’Olocausto, ma questo è il centro della questione, perché le persone uccise nell’Olocausto non erano boliviane – fortunatamente per i boliviani – ma ebree. Chiunque ignori la centralità del destino degli ebrei durante la Shoah commette un’ingiustizia contro queste verità basilari.

I più importanti studiosi “non ebrei” dell'Olocausto sono essi stessi giudeo-centrici. Un approccio giudeo-centrico non ne contraddice uno universalista. Al contrario, questi approcci sono interconnessi; ciò deriva dal fatto che gli ebrei non furono assassinati perché erano amati, ma principalmente per via dell’antisemitismo.

Gli ebrei non furono portati a Treblinka solo perché erano esseri umani o perché il regime nazista voleva commettere un genocidio. Le persone vi furono portate perché erano ebree e per nessun altro motivo. Blatman si lamenta che gli studenti israeliani accedano all’università con la nozione che quasi tutte le nazioni europee assassinarono gli ebrei. Che cosa possiamo farci? Questi sono i fatti. La Shoah era un’impresa europea iniziata e orchestrata dai tedeschi.

Certamente, l’Olocausto non era unico, e qui Blatman ha ragione perché “unico” implica un’azione o evento che accade solo una volta, e che non può accadere di nuovo. L’Olocausto e simili genocidi possono ricorrere proprio come ogni altra impresa umana – mai esattamente in modo uguale, ma simile. L’Olocausto aveva attributi che non hanno paragoni in altri genocidi. È perciò un precedente, e bisogna adoperarsi in ogni modo possibile per impedire che si ripeta. In questo risiede il suo elemento universale (che Yad Vashem sottolinea nelle sue attività).

L’Olocausto non aveva precedenti. Era un genocidio simile ma anche diverso dagli altri. L’argomentazione di Blatman non è universalista: l’universalismo vede tutto da una prospettiva globale che comprende gli elementi sociali, politici e geografici unici. L’approccio di Blatman cerca di raddrizzare una gamba zoppa azzoppando anche l’altra.

Io non parlo per Yad Vashem – non sono autorizzato a farlo. Nonostante sia obbligatorio per legge studiare l’Olocausto, e non altre atrocità, Yad Vashem coopera con altre istituzioni su questo argomento. Parallelamente, la scuola di Yad Vashem insegna il contesto: la guerra, i sacrifici di altri e i genocidi ai danni di altri popoli.

Yad Vashem fa parte della International Holocaust Remembrance Alliance, un’organizzazione intergovernativa alla quale prendono parte 31 Paesi. Sostenuta anche da Israele e Yad Vashem, la IHRA tratta anche dell’eccidio dei rom. L’organizzazione accetterà la Turchia solo se riconoscerà il Gencidio Armeno.

Blatman dice che per molti decenni, i genocidi non sono stati insegnati nelle università israeliane fatto salvo un corso della Open University. Questo è inesatto. Ora lo stesso corso è attivo anche alla Ben-Gurion University.

Inoltre, egli non cita gli studi di Israel Charny, Yair Auron, Benny Neuberger e il sottoscritto. È probabile che mentre scriveva, io stessi tenendo un discorso ai leader delle comunità ebraiche dell’America Latina sull’Olocausto e i genocidi. Lo faccio circa una volta a settimana a Yad Vashem. Quanti corsi sui genocidi tiene Blatman? Mi piacerebbe molto leggere suoi libri e articoli sulla materia.

L’iniziativa sua e dei suoi colleghi per tenere una conferenza sui genocidi il prossimo mese a Gerusalemme è la benvenuta. Yad Vashem non parteciperà come istituzione, ma non decide chi dovrebbe poter tenere conferenze e dove.

Sono sicuro che la conferenza sarà un degno congresso accademico (rivelazione: io parteciperò) e che nessuno cercherà di emulare i nostri politici sfruttando la visibilità del momento per trasmettere messaggi politici, per quanto sembrino importanti alle persone che li lanciano.

Yehuda Bauer, storico, docente di Studi sull'Olocausto presso l'Università Ebraica di Gerusalemme

1 giugno 2016

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