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Liliana Picciotto incontra il Presidente di Yad Vashem

a Gerusalemme il file con i 6.806 deportati italiani

6.806 uomini, donne e bambini furono assassinati dai nazisti e dai fascisti solo perché appartenenti a una cultura e a una religione. "Per motivi razziali", scrivevano i poliziotti sui verbali degli arresti che si concludevano con il viaggio senza ritorno nei lager. C'erano poi 322 ebrei assassinati su suolo italiano o suicidi per la paura. Infine, duemila deportati dalla Rodi italiana. 

Liliana Picciotto, da 25 anni storica al CDEC, ha ricostruito pazientemente tutte le loro vicende e le ha presentate al Presidente di Yad Vashem Yisrael Meir Lau, ex rabbino capo askenazita di Israele. Per Picciotto, riporta Stefano Jesurum sul Corriere, raccogliere quei dati oltre che un lavoro in cui si uniscono ricerca scientifica e pietas rappresenta anche "un imperativo etico portato avanti con determinazione per restituire a ognuno una identità e per costituire una specie di appello nominale alla nostra coscienza". 


"La cerimonia allo Yad Vashem - spiega Jesurum - è resa ancora più dirompente dalla morte avvenuta pochi giorni fa a Roma di Shlomo Venezia, uno dei pochi sopravvissuti a Auschwitz-Birkenau, uno dei pochissimi... testimoni dei Sonderkommando, i gruppi di deportati costretti a rimuovere i cadaveri dalle camere a gas e portarli ai forni". E anche uno dei pochissimi uomini capaci di fermare con la sola forza della testimonianza la violenza del negazionismo.  

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