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Nuovi documenti sugli ebrei di Salonicco

grazie al prof. Antonio Crescenzi e all’aiuto dei nipoti di Lucillo Merci

Salonicco, 1943. Le SS sono giunte nella città occupata dall’esercito tedesco per annientare la comunità ebraica locale, deportando tutti i suoi membri e impadronendosi dei loro beni. In questo quadro, i Consoli Guelfo Zamboni e Giuseppe Castruccio e il Capitano Lucillo Merci operarono per salvare quante più vite possibili. 
Merci assistette i consoli nel vasto e pericoloso compito di fornire documenti falsi attestanti la cittadinanza italiana agli ebrei destinati alla deportazione (che riuscirono così a salvarsi partendo per Atene o raggiungendo l’Italia); il Capitano distribuì personalmente i certificati all'interno dei campi di concentramento.
Durante una licenza nel luglio 1943, inoltre, Merci accompagnò in Italia una quarantina di ebrei. Una ventina si salvò a Firenze; gli altri, nascosti a Meina, vennero in seguito scoperti e trucidati nella prima strage nazista di ebrei in Italia.

Il libro di Luigi Ballerini Hanna non apre mai gli occhi (Edizioni San Paolo, 2015), intreccia la storia di Zamboni e Merci con quella di Hanna e Yosef, due quindicenni ebrei rinchiusi nel ghetto di Kalamaria. I personaggi dei giovani protagonisti si ispirano a due ragazzi realmente esistiti: Ester Saporta e Alberto Modiano.

Qualche tempo fa, i nipoti di Lucillo Merci sono stati contattati dall’Istituto Italiano di Cultura di Atene, che desiderava chiedere informazioni sul Capitano e condividere importanti e toccanti documenti originali - che potete trovare nel box approfondimenti in calce all’articolo, grazie alla gentile concessione del prof. Antonio Crescenzi dell’Istituto e all’aiuto di Nadia Negri e Pierfrancesco Pizzini, nipoti di Lucillo Merci

Si tratta, ad esempio, dei temi di Alberto Modiano ed Ester Saporta. Ma anche della domanda di iscrizione, datata 29 maggio 1942, agli esami di ammissione alla III liceale di Giovanni Fernandez, primogenito di una delle famiglie trucidate a Meina; o ancora di un tema della piccola Bianca, sorella di Giovanni, anche lei vittima a Meina della follia nazista, un collage (composto da Antonio Crescenzi dell’Istituto Italiano di Cultura di Atene e dalla regista Alessandra Maiolett, autori di uno spettacolo teatrale sulla vicenda degli ebrei di Salonicco) con diverse domande di iscrizione agli esami della Scuola Statale Italiana a Salonicco "Umberto I”.
Infine, una foto della Signora Drita Giomo e della regista Alessandra Maioletti. La signora Giomo, oggi novantacinquenne, ha frequentato la Umberto I e alla fine degli studi, per circa 10 mesi, ha lavorato con il Capitano Merci. Era Lei che scriveva di suo pugno i certificati falsi di cittadinanza italiana che poi il Capitano consegnava ai perseguitati.

Tutti i documenti riportati sono parte del materiale scoperto dal prof. Antonio Crescenzi nel 2003 nella ex sede della Scuola Statale Italiana Umberto I.

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