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Chernobyl

nuovo libro di Francesco M. Cataluccio

Il 26 aprile 1986 una serie di errori e di irresponsabilità porta alla fusione del reattore della centrale nucleare di Chernobyl, causando un enorme disastro ambientale. Il Comitato Foresta dei Giusti presenta il nuovo libro di F. M. Cataluccio, che parte proprio da questa strage per un'accurata indagine.

Antonella Anedda afferma: "Cataluccio descrive il mondo di Chernobyl prima di Chernobyl, il suo rapporto è un registro di colpe e violenze accatastate sul dorso della storia. Le vittime si infittiscono, a partire dal XVIII secolo e sono soprattutto ebrei, stretti tra l’ambigua alleanza polacca e i pogrom dei cosacchi, poi falcidiati dall’armata bianca e trucidati dai rossi. Ancora una volta l’assenzio inscritto nel nome del luogo sembra legarsi al destino ebraico. Cataluccio cita le parole di Geremia rivolte agli ebrei che avevano abbandonato la Legge: 'Ecco, io darò loro assenzio da mangiare e acque avvelenate da bere, e li disperderò in mezzo a genti che non avevano conosciuto né essi né i loro padri…' e conclude: 'agli incolpevoli ebrei ucraini accadde proprio questo”. L’elenco degli orrori continua. È la volta dei contadini. Tra il 1929 e il 1933 le ragioni politiche dello stalinismo pianificano la morte per fame di circa sette milioni di persone. La strage ha un nome: “Holodomor” e deriva dall’espressione ucraina moryty holodom: “infliggere la morte attraversola fame”. I pochi sopravvissuti furono testimoni di eventi di cannibalismo spesso nei confronti di bambini. Meno di dieci anni e l’Ucraina diventa una delle terre più tristemente famose delle esecuzioni di massa da parte dei nazisti mentre nel dopoguerra si moltiplicano i trasferimenti coatti delle famiglie polacche (tra queste quella di Adam Zagajewski che dedica a Leopoli una delle sue più belle poesie).
Chi legge prova una vertigine, un senso di nausea che sembra potersi solo tradurre in immagini di resti, di ostaggi, di rovina. Il libro di Cataluccio è un’immensa tela di Kiefer, un paesaggio ustionato dominato da un olio nero, privo di orizzonte".



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