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La famiglia F.

di Anna Foa Laterza, 2018

Partendo da un ricordo della propria infanzia ancora molto vivido - un’Anna Foa di sette anni che progetta metodicamente per anni di andare in Spagna a uccidere Franco -, il libro percorre la storia di famiglia per ben cinque generazioni, coprendo con dovizia di particolari tutto il Novecento. La storia dei Foa si intreccia con quella di altre famiglie di origine ebraica, famiglie della borghesia italiana perfettamente assimilate, almeno fino all’emanazione delle leggi razziali. L’autrice, attingendo a ricordi, fotografie, racconti, documenti, tratteggia più di trecento personaggi, tra cui spiccano Primo Levi, Ada Gobetti, Ursula Hirschmann e il padre Vittorio, partendo dalla figura dello zio materno Renzo Giuia, morto in Spagna mentre combatteva la dittatura franchista.

Fin dal primo capitolo, il libro appare non solo una cronaca familliare o una storia degli ebrei italiani, ma soprattutto una storia della sinistra italiana: dagli anarchici, ai socialisti, agli antifascisti di Giustizia e Libertà, fino ai comunisti e all’estrema sinistra di Lotta Continua, attraverso tutti i momenti storici del Novecento - fascismo, Shoah, Resistenza, dopoguerra, ’68 e anni di piombo, e concludendosi con la figura di un altro Renzo, il fratello dell’autrice, giornalista e direttore dell’Unità.

Il pregio del racconto è il grande equilibrio degli elementi che lo compongono: la ricerca storica, le testimonianze dei parenti e i ricordi personali, che insieme contribuiscono a rendere vitali e appassionati i personaggi descritti, dal mitico Renzo, con l’impazienza e l’ardore dei vent’anni, ai genitori dell’autrice, che sono le figure centrali dell’opera. Il padre Vittorio, che con grande pragmatismo sfrutta gli otto anni di carcere durante il fascismo per arricchirsi intellettualmente discutendo e studiando con gli amici e che per tutta la vita, nonostante l’uscita dalla politica attiva, continua ad occuparsi di diritti sociali e del lavoro; e la madre Lisa, una gentile che nel 1943 si tuffa nella Resistenza con grande coraggio e sprezzo del pericolo, e in seguito, ripensando la propria ideologia, si occupa dei diritti civili nei Paesi dell’Est. La forza di tutti i personaggi (assolutamente rilevanti le figure femminili, soprattutto Clara Lollini e Lelia Della Torre) sta però non tanto nella descrizione delle loro azioni, quanto nell’importanza sempre ben evidenziata dei valori trasmessi attraverso tali azioni alle generazioni successive: un bagaglio di memorie di più di un secolo che continua a restare vivo e palpitante.

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